Il consumo eccessivo, esagerato e smisurato di plastica, ci porterà entro il 2060 ad esserne totalmente sommersi. Non è un segreto, infatti, che impieghi davvero tantissimo tempo prima di degradarsi. Ecco perché è importante correggere questa cattiva abitudine.
Viviamo in un mondo sommerso dalla plastica, con ritmi di produzione maggiori a quelli di consumo. Che sia un bottiglietta d’acqua, una lozione di crema o un paio di scarpe, tutto è permeato da questo materiale che nel secolo scorso è stato il segno, nonché il protagonista, di un crescente boom economico.
Eppure, ora paghiamo le conseguenze di politiche produttive, sociali ed ambientali totalmente sbagliate. L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ha realizzato un nuovo report in cui si evidenzia come il consumo di plastica potrebbe addirittura triplicarsi e questo in meno di 40 anni. I 460 milioni di tonnellate attuali, infatti, potrebbero diventare oltre 1.230 milioni di tonnellate entro il 2060.
Per quanto possa sembrare ancora una data lontana, distante e che non ci appartiene, in realtà ne siamo estremamente coinvolti anche noi nel nostro quotidiano. Il consumo eccessivo, esagerato e smisurato di plastica, ci porterà entro il 2060 ad esserne totalmente sommersi. Non è un segreto, infatti, che impieghi davvero tantissimo tempo prima di degradarsi. Ecco perché è importante correggere questa cattiva abitudine.
Come non arrivare entro il 2060 sommersi dalla plastica
Oltre a sviluppare una corretta cultura ambientale, volta a far del riciclo della plastica o della riparazione di oggetti rotti delle pratiche consolidate, secondo l’OCSE è fondamentale rivedere l’intero processo produttivo della plastica in un’ottica decisamente più sostenibile. Ma non solo. L’organizzazione ammonisce pesantemente anche la mancanza di un obiettivo comune.
Solo 13 Paesi al mondo, infatti, promuovono un sistema di incentivi statali atto a garantire un corretto smistamento della plastica. Così come sono solo 25 le nazioni impegnate in politiche di incoraggiamento al riciclo. L’unica azione che sembra al momento avvalersi di un fronte comune composto da circa 120 Paesi riguarda il divieto di plastiche monouso. Ma tutto questo non basta.
L’OCSE ha analizzato anche quali siano gli oggetti in plastica più impattanti ed inquinanti. Sicuramente le plastiche monouso o comunque dal consumo ridotto costituiscono la stragrande maggioranza del problema. Si tratta però di oggetti di uso quotidiano dai quali è anche difficile separarsi proprio per il loro uso così diffuso: dai giocattoli agli spazzolini, dalle spugne ai vestiti, tutto contribuisce a fomentare questo nostro cattivo rapporto con la plastica.
Dovremmo quindi rivedere i nostri acquisti in un’ottica certamente più critica e sostenibile, per evitare di essere sommersi dalla plastica che rischia di aumentare a dismisura.