Cop26: l’accordo finale per la lotta contro la crisi climatica non convince. Sembra trattarsi ancora una volta solo di parole. Ecco com’è finita
La Cop26 è stata la conferenza più importante a cui i leader mondiali hanno partecipato. Si é trattato della XXVI Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici tenutasi a Glasgow, in Scozia. L’evento ha tenuto tutti con il fiato sospeso, a causa dell’importante tema di cui si è discusso, con l’obiettivo di giungere ad un accordo finale. Un patto firmato da 197 Paesi del mondo.
L’IPCC (Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico) ha ribadito e mostrato ai capi di stato mondiali i vari e terribili scenari che comporterebbe un aumento della temperatura globale superiore a +1,5 C°.
In questo senso, si é sottolineato come mantenersi al di sotto di questo standard ben preciso, sia l’unico modo per generare uno scenario sostenibile per il futuro della Terra.
Si tratta di un proposito essenziale per scongiurare effetti catastrofici come quelli con cui già ora stiamo iniziando a fare i conti. Tuttavia, riuscire a portare avanti questo intento, comunque non escluderebbe completamente il Pianeta dalle possibili conseguenze.
Secondo i dati dell’IPCC, ci potrebbe essere ugualmente un aumento di quasi il 20% delle aree a rischio di eventi atmosferici repentini e disastrosi.
Da queste dichiarazioni, si evince la grande importanza dell’alleanza tra gli Stati a favore della lotta alla crisi climatica. Tutto ciò, per evitare ripercussioni e sviluppi negativi a livello mondiale.
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Un accordo che sembra essere ancora una volta solo un insieme di “bla bla bla”
La bozza dell’accordo finale della Cop26 di Glasgow già non aveva convinto, scatenando un vortice di critiche e di disappunti da parte degli attivisti e delle organizzazioni impegnate nella lotta al cambiamento climatico. Il concordato finale risulta ancora più povero.
Sembra, infatti, non rispettare affatto le orme definite durante il vertice del G20 di Roma, tenutosi il 30 e il 31 Ottobre 2021. Le principali contestazioni hanno riguardato soprattutto la vaghezza su cui è improntato il documento.
Sembra essere una testimonianza scritta della ricerca di espedienti per rinviare le decisioni a favore della transizione ecologica. Quando, invece, dovrebbe essere la prova inconfutabile della lotta alla crisi climatica.
L’accordo è stato definito: “l’ennesimo bla bla bla“, dando ancora una volta ragione all’attivista Greta Thunberg. Lei che, attraverso un post sul social network Twitter, al termine della Cop26 ha dichiarato: “il vero lavoro continua fuori da questi saloni. E noi non ci arrenderemo mai, mai“.
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Il “Glasgow Climate Pact” è un accordo debole e troppo vago
L’intesa finale sull’impegno internazionale contro l’emergenza climatica, è purtroppo basata su decisioni deboli, che mancano di coraggio. Nello specifico, il “Glasgow Climate Pact” (Patto Climatico di Glasgow) prevede l’impegno a ridurre le emissioni del 45% entro il 2030. Tuttavia, punta a portare a zero le emissioni nette “intorno alla metà del secolo“.
Senza specificare una data precisa, restando su una formula ritenuta da molti troppo vaga. Riguardo l’utilizzo del carbone, anche qui non si è riusciti ad arrivare ad una conclusione soddisfacente.
Una convenzione ricolma di definizioni approssimative che rischiano di trasformarsi in pretesti da utilizzare per evitare di agire. Azioni che potrebbero intraprendere soprattutto quei Paesi meno incentrati verso la transizione ecologica.
Inoltre, il Climate Action Tracker (Monitoraggio dell’azione per il clima), l’istituto più affidabile che monitora i progressi globali sul clima dal 2009, ha reso pubblici dei dati sconcertanti.
Secondo le stime, gli impegni presi dai leader mondiali durante la Cop26 servirebbero a ben poco, poiché, sembra che la temperatura aumenterà di ben +2,4 C° entro il 2100.
L’unico modo per scongiurare il verificarsi di una situazione così drastica, è quello di alzare l’asticella e puntare ad obiettivi più ambiziosi da realizzare entro il 2030. Bisogna ambire ad un taglio delle emissioni del 65%. Un traguardo assolutamente necessario e attualmente ancora troppo lontano.
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Purtroppo, ancora un volta, questa è stata una chiara evidenza di come la Cop26e il suo accordo finale, siano stati una sorta di “messa in mostra” per i leader mondiali. Doveva rappresentare invece, una reale presa di coscienza per concretizzare azioni a favore della lotta al cambiamento climatico.
L’auspicio è, ora, quello di vedere intraprendere ripensamenti e iniziative positive, anche dopo la conferenza delle Nazioni Unite. Tuttavia, non è finita qui, perché la battaglia continua e va affrontata ogni giorno.