Sono appena trascorsi nemmeno 7 mesi dall’inizio dell’anno nuovo, eppure sono davvero tante le novità in negativo portate dal 2022. Una di queste riguarda la tredicesima. Ma cerchiamo di capirne di più.
E’ impossibile non accorgersi del caro vita che si è impossessato, lentamente ma inesorabilmente, di ogni aspetto della nostra vita. Se prima con 50 euro si riempiva abbastanza il carello della spesa, ora questa è pura utopia, perfino comprando beni di prima necessità o prodotti a basso costo.
L’inflazione, infatti, è stata estremamente pesante per tutta la grande distribuzione. Tra il recupero delle materie prime, come il grano ucraino e russo, la stessa produzione e il trasporto fino al supermercato vicino a casa nostra, tutto è aumentato vertiginosamente. Ma non poteva essere diversamente vista la situazione sociopolitica a due passi da noi.
Per non parlare poi di benzina e caro energie, due aspetti questi che hanno messo davvero in ginocchio la maggior parte delle famiglie italiane, tanto che il governo Draghi ha stanziato diversi fondi e aiuti, come il bonus 200 euro. O ha bloccato le accise – alcune risalenti al periodo del fascismo – per far fronte ad una problematica sempre più difficile da sostenere.
Mentre, infatti, tutto aumenta, il nostro stipendio resta sempre uguale, diminuendo così di tanto il nostro potere d’acquisto. Proprio per questo, si è anche parlato di stagflazione, ovvero all’aumento dei prezzi corrisponde anche una mancanza di crescita economica, effetto questo dovuto anche agli strascichi della pandemia. Eppure, mentre cerchiamo di arrivare a fine mese, molti italiani avrebbero già perso pure la tredicesima. Ma come è possibile?
Inflazione e tredicesima: miglior nemici per la pelle
Abbiamo accennato prima al caro vita e alla diminuzione del nostro potere d’acquisto. Oltre ad avere effetti tangibili subito, questi due fenomeni sono imporranti anche a lungo termine. La tredicesima, infatti, è quella retribuzione extra che si riscuote a dicembre, anche per far fronte alle spese natalizie. Eppure, quest’anno potrebbe essere già bella che andata a luglio. Ma cosa vuol dire?
In parole povere, l’aumento dei prezzi ha generato in soli sei mesi la perdita equivalente di uno stipendio, proprio a causa del fatto che spendiamo molto di più rispetto al 2021, con un tasso d’inflazione pari all’8% fino ad oggi. Lo stipendio quindi in più di fine anno, non sarebbe più un aiuto e una retribuzione straordinaria, bensì un modo per recuperare in parte i soldi persi per la minor forza del nostro potere d’acquisto.
Si tratta di una condizione non sostenibile, soprattutto perché ancora sono passati sono 7 mesi e la guerra in Ucraina non è destinata a finire nell’immediato, a meno che le potenze occidentali non trovino un accordo prima col presidente russo Vlamidir Putin. La soluzione, al momento, resta solo una, ovvero aumentare gli stipendi per far fronte all’inflazione, nella speranza che questa non aumenti ancora.