I conflitti tra Russia e Ucraina non sembrano destinati a terminare in tempi stretti. Nel frattempo i rincari impennano nei supermercati e la preoccupazione per la produzione di alcune materie prime comincia a diventare pesante.
La guerra porta sempre enormi perdite di vite. È una situazione che un essere umano intelligente e consapevole delle disgrazie che apporta, non dovrebbe mai nemmeno prendere lontanamente in considerazione.
L’uomo però non impara mai dalla storia. Ci dev’essere, da qualche parte del cervello, qualcosa che resetta la memoria storica, facendo dimenticare, o sottostimare, i guai che alcune situazioni hanno portato. E che le guerre non portano mai niente di buono ormai sarebbe dovuto essere risaputo.
L’ingordigia umana però è più forte di qualsiasi altra cosa. Gli interessi economici e politici vanno sicuramente oltre l’importanza delle semplici vite umane. Siamo anni che vediamo i civili morire sotto le bombe lanciate da leader senza scrupoli.
I danni della guerra poi non si fermano solo ai paesi in cui si combatte il conflitto. Ogni scontro porta con se un effetto tsunami che danneggia in qualche modo anche altre parti del mondo. Il conflitto russo-ucraino non è differente.
Il prezzo del grano e la crisi legata agli scontri
Mentre in Italia, e nel resto d’Europa, ci si preoccupa per dare un alloggio ai profughi e per mandare aiuti umanitari verso i posti più martoriati dai bombardamenti e dagli scontri , i prezzi dei prodotti alimentari rischiano di diventare un ennesima causa di impoverimento per i cittadini.
L’Ucraina e la Russia sono infatti i più grandi produttori ed esportatori di grano verso i paesi europei. A causa degli scontri il prezzo del grano è aumentato esponenzialmente, tanto da portare il costo del grano ordinario, al pari di quello biologico (anch’esso aumentato).
Anche se gli scontri in Ucraina, nelle zone agricole, non sono cruenti, ci si aspetta comunque che una buona parte dei campi non verranno coltivate, andando quindi a perdere un 20% circa dei prossimi raccolti.
Inoltre il grano che era già presente sul territorio è stato immediatamente acquistato degli intermediari che, scaltramente, ne avevano predetto un calo numerico significativo a causa della guerra. In questo modo le quotazioni di questa materia prima sono salite alle stelle.
Se non si trova una soluzione alternativa, vedremo una ancora più drastica sparizione del grano sul mercato delle materie prime, e il prezzo del grano rimasto sarà talmente alto che non permetterà ai cittadini l’acquisto dei prodotti che lo impiegano.