L’ultimo report stilato dall’Organizzazione meteorologica mondiale dell’ONU lancia l’allarme: purtroppo è stato raggiunto un nuovo record nelle emissioni di gas serra.
Nonostante tutte le attività pensate per sensibilizzare prima e dopo la pandemia e il fatto che la COP26 di Glasgow sia vicina, la situazione a livello climatico non è cambiata.
Questo, essenzialmente, ci riporta il documento stilato dall’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM), un’agenzia che fa capo alle Nazioni Unite e ha sede a Ginevra. Il bollettino dei gas serra non è per niente positivo.
Il tasso di crescita annuo del 2020 è infatti superiore a quello registrato in tutto il periodo che parte dal 2011. Il “Greenhouse Gas Bulletin” è stato pubblicato dall’OMM il 25 ottobre e ci svela appunto un dato triste che forse non ci aspettavamo.
Nel 2020, nonostante la pandemia e i conseguenti lockdown ci abbiano costretti in casa e abbiano dato uno stop a molte aziende per mesi, le concentrazioni di CO2 nell’atmosfera non sono diminuite.
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Record di concentrazione di CO2
Il documento stilato dall’OMM riporta in realtà un calo delle nuove emissioni per il 2020 (con un 5,6% in meno), come ci si aspettava per i motivi sopra elencati. Il problema è che questo non ha portato a una diminuzione significativa della concentrazione di CO2 in atmosfera.
Tra l’altro, la stessa situazione si sta verificando nel 2021: la tendenza al rialzo nella concentrazione di gas serra in atmosfera è andata avanti quest’anno, avvantaggiata anche dalla ripresa di tutte le attività a livello mondiale.
L’ONU ha dunque lanciato l’allarme: la quantità di CO2 nell’atmosfera aveva superato il livello di 400 parti per milione nel 2015 ma ora il dato è passato a 413 ppm. Un fenomeno che, dunque, sta subendo una preoccupante accelerata.
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“Siamo fuori strada”
E’ lo stesso segretario generale dell’OMM, Petteri Taalas, a esprimersi in merito: “Di questo passo, entro la fine del secolo assisteremo a un aumento della temperatura di gran lunga superiore agli obiettivi fissati dall’accordo di Parigi, cioè da 1,5 a 2 gradi oltre i livelli preindustriali. Siamo davvero fuori strada“.
Lo scienziato ha dunque fatto un appello a tutti i Paesi che prenderanno parte alla Conferenza delle Nazioni Unite sul clima il prossimo novembre a Glasgow: è necessario trasformare l’impegno in azioni concrete che abbiano un impatto sui gas climalteranti.
Bisogna dunque rivedere i sistemi industriali, energetici e di trasporto ma anche tutto il nostro stile di vita: modifiche economicamente e tecnologicamente accessibili già oggi.