L’allerta alimentare sulla pizza di cui vi parliamo oggi dev’essere uno spunto di riflessione sull’incondizionato utilizzo che facciamo di prodotti confezionati. A volte, per la nostra salute e per il pianeta, la scelta migliore e preparare i nostri piatti da soli.
La comodità dei cibi confezionati la conosciamo tutti. Siamo sempre di corsa, abbiamo poco tempo per noi e avere in casa prodotti pronti all’uso, solo da finire di cuocere in forno o in padella, è davvero utile quando si rincasa stanchi e affamati.
Per questo i nostri carrelli sono spesso pieni di pizze precotte, di spinacette da finire di cuocere in padella, di zuppe solo da scaldare e mille altri prodotti mordi e fuggi. Averli in casa da indubbiamente una sensazione di tranquillità.
C’è però sempre un lato della medaglia che in pochi prendono in considerazione. Per acquistare prodotti industriali già cotti, precotti, o trattati da terzi, è necessaria una fiducia incondizionata verso il produttore, una fiducia davvero illimitata.
In Francia questo tipo di fiducia è stata disillusa, creando una situazione ai confini della realtà che conta morti e tantissimi intossicati. Un marchio molto conosciuto, che vende i suoi prodotti anche qui in Italia.
Il marchio è conosciutissimo anche da noi, e sicuramente in tanti in casa, in questo momento, abbiamo nel congelatore o nel frigorifero, qualche prodotto che appartiene a queste a grande catena di distribuzione.
In Francia qualcosa nei passaggi che vedono la preparazione del prodotto deve però essere andato storto. Da Febbraio 2022, infatti, sono state numerose le segnalazioni di sindrome emolitiche e uremiche dovute all’Escherichia Coli.
Due bambini sono morti e oltre 70 risultano intossicate in modo importante. Una terza bambina sarebbe tutt’ora in stato vegetativo. Ognuno di esse aveva consumato una pizza surgelata della Buitoni, della linea Fraîch’Up.
Ci si chiede come sia possibile che il batterio, trovato in una delle pizze rimaste nel congelatore di una delle vittime, abbia contaminato l’impasto della pizza. Ancora questo non è dato a sapersi, ma Nestlé si è impegnata a fare delle indagini che approfondiscano l’increscioso accaduto.
Di buono c’è che qui in Italia questo tipo di pizza non è venduta, quindi non rientriamo nell’allerta alimentare, questa volta. È però doveroso chiedersi, se non sia il caso di spendere un po’ più tempo per noi, per preparare da noi i piatti che ci piacciono, senza affidare la nostra salute a terzi.
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