Il mondo della pubblicità ingannevole non risparmia nessuno, neanche i bambini. Infatti sono i primi soggetti ad essere in pericolo oggi.
La pubblicità è da sempre il mezzo più utilizzato per promuovere le attività, dei nuovi prodotti, o qualunque accessorio, mezzo o servizio che ha come finalità quello di essere venduto.
Come accade per ogni settore, anche quello del marketing è in continua evoluzione e rispetto al passato è innegabile che abbia fatto dei veri passi da gigante. Ovunque ci sia spazio, ovunque trovi un piccolo angolo, le pubblicità si infilano e arrivano dirette ai consumatori.
Al giorno d’oggi come mai la pubblicità è ancora tanto importante?
Perché funziona, sempre.
Attraverso studi e strategie, i pubblicisti riescono sempre ad arrivare al consumatore giusto, a smuovere quel desiderio inconscio, e portare le persone ad acquistare un determinato prodotto. Tutto ciò purtroppo ha creato però non poche problematiche.
Da un lato abbiamo la pubblicità qualitativa, quelle realizzata da aziende che puntano ad esporre e mostrare dei reali punti di forza e dei veri benefici. Dall’altra parte invece, esistono anche le pubblicità ingannevoli, quelle che sponsorizzano della merce che non è in alcun modo salutare e che, come accade anche per le altre, funziona ugualmente!
Secondo alcuni recenti studi effettuati dai ricercatori dell’Università di Liverpool, Gran Bretagna, i soggetti più in pericolo ad oggi sarebbero proprio i bambini.
Sono riusciti a dimostrare qualcosa di davvero terribile poiché, stando ai dati che hanno raccolto, sembrerebbe che i più piccoli siano i soggetti che le pubblicità ingannevoli riescono più facilmente a condizionare.
Questa situazione comporta inevitabili effetti sul comportamento alimentari dei ragazzi, soprattutto quelli nella fascia di età tra gli 0 e i 19 anni. Immagini di un certo tipo, soprattutto se molto elaborate come quelle odierne, riescono a vincolare le scelte dei più giovani portandoli a condurre uno stile di vita non propriamente corretto.
La maggior parte delle pubblicità tendono a sponsorizzare maggiormente alimenti ricchi di grassi, ricolmi di zuccheri, e in generale poco sani dal punto di vista nutrizionale. Tutti cibi che i giovani desiderano soprattutto perché appunto condizionati magari dalla televisione piuttosto che dai social media.
A testimoniare un maggior consumo, per non dire abuso, di questa tipologia di cibo basta guardare le statistiche riguardanti l’incidenza delle patologie di cui i bambini sono affetti al giorno d’oggi.
Il marketing poco salutista, l’incremento di carie, di peso e dell’indice di massa corporea nei ragazzi, sono tutte necessariamente da considerarsi relazioni strettamente collegate e connesse tra loro.
Secondo gli esperti, per riuscire ad arginare questo enorme problema l’unica soluzione sarebbe quella di limitare se non abolire del tutto le pubblicità sul cibo spazzatura. Questo è l’unica soluzione per evitare che i bambini vengano condizionati, nell’età in cui sono più plastici, con nozioni sbagliate che li portano a perseguire abitudini deleterie.
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