Dopo il grano e l’acqua, un altro bene di prima necessità rischia di scomparire dagli scaffali del supermercato. Stiamo parlando della carta igienica la cui produzione, oltre a salire alle stelle, è vicina ad un’importante battuta d’arresto. E tutto a causa della guerra in Ucraina.
Piano piano, in una sorta di reazione a catena, tutte le nostre piccole e confortanti certezze stanno crollando una ad una. E’ accaduto la prima volta con l’energia, quando lo stesso premier italiano, Mario Draghi, ci ha chiesto cosa fosse meglio, se avere il condizionatore con qualche grado in più oppure continuare a sovvenzionare indirettamente il conflitto ucraino.
Poi è toccato al grano con la chiusura del porto di Odessa che ha alimentato una crisi alimentare globale nei paesi più poveri del mondo, come Libano, Tunisia, Yemen, Libia e Pakistan, le cui scorte di frumento dipendono al 60% dalle esportazioni russe ed ucraine. Ma non finisce qui.
Anche l’acqua in bottiglia è diventata un bene di lusso, a causa dell’aumento dei costi della filiera produttiva. Solo il prezzo del PET, infatti, è aumentato dell’84%, per una crescita dei costi da 750 a 1.400 euro alla tonnellata. Lentamente, quindi la macchina del benessere sta inceppandosi sempre più frequentemente e trasversalmente.
Dopo il grano e l’acqua, infatti, un altro bene di prima necessità rischia di scomparire dagli scaffali del supermercato. Stiamo parlando della carta igienica la cui produzione, oltre a salire alle stelle, è vicina ad un’importante battuta d’arresto. E tutto a causa della guerra in Ucraina.
I nostri cugini francesi temono che a breve non sarà più possibile acquistare la carta igienica nei supermercati, e non solo perché è aumentato il costo. Anche se valesse 1.000 euro a confezione, non si troverebbe proprio più. E’ difficile, infatti, recuperare le materie prime – eucalipto e pasta NBSK di fibra lunga – come ha fatto sapere la Copacel, l’Unione francese delle industrie del cartone, della carta e della cellulosa.
Molto presto, quindi, tutti gli stabilimenti francesi potrebbero essere costretti a sospendere la catena di produzione a causa del prezzo ormai proibitivo delle materie necessarie che viaggiavano dall’Asia, via mare, fino all’Europa. Ma i porti al momento chiusi o congestionati ed il costo tanto dei container di trasporto quanto dell’energia per trasformare i materiali.
In Italia, però, la situazione non è così critica perché la produzione nostrana di carta igienica si basa principalmente – quasi il 60/70% – sulla carta da macero che rende tutto più accessibile e già in loco. L’unica preoccupazione, per ora, resta il costo esorbitante dell’energia.
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