Una pratica crudele, ancora oggi praticata legalmente solamente in cinque Paesi del mondo. La caccia alle foche provoca ulteriore sofferenza a una specie già vulnerabile.
La caccia alle foche è presente in alcuni Paesi da ben 4 mila anni. Si tratta di una pratica che ha quindi una lunga tradizione, ma che al giorno d’oggi viene fortunatamente praticata in modo legale solo da cinque Paesi.
Canada, Groenlandia, Russia, Norvegia e Namibia: sono questi gli Stati che non hanno ancora rinunciato a questa attività. La caccia alle foche viene praticata per lo più nei primi due; in Canada, in particolare, il Dfo (dipartimento canadese della pesca e degli oceani) regola le quote massime annuali concesse per la caccia e monitora la popolazione di questa specie nel Paese.
Dalla fine degli anni ’60, la popolazione di foche nell’oceano Atlantico nord-occidentale è diminuita di ben 2 milioni di esemplari. Numeri a cui ha contribuito in gran parte proprio il Canada. Sono 200 mila, infatti, le uccisioni di foche concesse ogni anno dal Paese.
Ma perché vengono cacciati questi animali? Principalmente per la loro carne, consumata a livello locale e considerata un vero e proprio cibo tradizionale. Viene venduta anche all’estero, soprattutto nel mercato asiatico (Taiwan e Corea del Sud).
Dal grasso di foca, inoltre, viene ricavato un olio che viene aggiunto a quello di pesce. E poi c’è l’utilizzo delle pelli, non solo a livello locale ma anche da parte di grandi stilisti di fama internazionale. Ma la caccia, come sempre, è una pratica che provoca sofferenze e quindi va fermata.
Humane Society International si impegna quotidianamente per salvaguardare numerose specie nel mondo. L’associazione è attiva con campagne di sensibilizzazione, raccolte fondi e azioni direttamente sul campo. Tra le attività che rientrano sotto lo slogan “Salviamo tutti gli animali” c’è anche la lotta contro la caccia alle foche.
In particolare, Hsi evidenzia come ogni anno in Canada avvenga una vera e propria carneficina nel periodo primaverile. Migliaia di esemplari vengono brutalmente uccisi e poi scuoiati per la loro pelliccia. Questo succede, in particolare, tra i mesi di marzo e maggio.
Nonostante il Canada vieti la caccia ai cuccioli di foca, anche loro sono vittime di questa pratica: il loro manto è molto pregiato e fa gola a tanti cacciatori, che lo rivendono facilmente. I piccoli di questa specie sono già a rischio a causa del cambiamento climatico, che ne ha ridotto notevolmente l’habitat e non li fa dunque arrivare alla crescita adeguata prima di avventurarsi in mare aperto. Così, sono più esposti ai pericoli e meno in grado di difendersi.
Per questo, l’associazione chiede di aiutarla tramite donazioni a salvare questa specie in pericolo. Tutti noi possiamo contribuire a sostenere le campagne di sensibilizzazione di Hsi rivolte ai Governi per contrastare la caccia commerciale alla foca, chiedere la chiusura dei mercati di pelle e proteggere questi animali nel loro habitat.
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