Nel lontano 1856, fu una coraggiosa donna ad avanzare ipotesi sulle cause dell’effetto serra. Scopriamo di chi si tratta e come si realizzò questa fondamentale scoperta.
In antichità, tranne in rari ed eccezionali casi, le carriere professionali in ambito scientifico erano prerogativa degli uomini. Per questo, essere donna e scienziata insieme, risultava un mix poco credibile e, con buona probabilità, anche meno serio.
Eppure, accade che un giorno, un ricercatore di nome Raymond Sorenson, decide di “dare a Cesare quel che è di Cesare”: finalmente, porta alla ribalta la notizia della scienziata donna.
Parliamo di Eunice Newton Foote, la statunitense che ipotizzò che l’anidride carbonica contribuisse all’innalzamento della temperatura terrestre.
Grazie a questa formidabile scoperta, oggi siamo in grado di comprendere importanti fenomeni quali l’effetto serra e il cambiamento climatico. Non solo, possiamo anche cogliere con maggior comprensione i fenomeni atmosferici, il tempo e la meteorologia.
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Per arrivare alla tesi finale, la giovane Eunice volle sperimentare la variazione di temperatura come indice di influenza nei confronti del clima, ma in che modo?
Sfruttando strumenti necessari quali termometri, cilindri di vetro e una pompa a vuoto. Isolando, dunque, i gas che compongono l’atmosfera ed esponendo gli stessi ai raggi solari, prima all’ombra e poi al sole; Newton scoprì oscillazioni nei valori della temperatura.
In concreto, misurando questi cambiamenti di temperatura, rivelò che vapore acqueo e C02 assorbivano una quantità di calore tale da condizionare il clima. Ecco spiegato il fenomeno del riscaldamento globale che tanto attanaglia il mondo intero.
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Eunice Foot dovette, dunque, combattere il sessismo del suo tempo per portare al mondo una verità di tale spessore. Purtroppo, oggi questo nome non le conferisce il merito che avrebbe dovuto ricevere. Ancora in pochi sanno che fu proprio una scienziata donna a scoprire la causa del riscaldamento globale.
Ora, non rimane che riflettere sue due importanti osservazioni. La prima rimarca il nostro presente, ricordandoci che già 155 anni fa il mondo era a conoscenza delle potenziali conseguenze negative della crisi climatica che ci troviamo ad affrontare oggi.
La seconda considerazione, invece, verte sul discorso della parità di genere: quanta strada dobbiamo ancora percorrere affinché ci sia maggiore riconoscenza nei confronti di un sapere che non ha genere?
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