Riuscire ad addomesticare i cavalli ha avuto un ruolo fondamentale nella trasformazione degli spostamenti a lungo raggio e nelle guerre. Da tempo ci si chiedeva quale fosse la loro discendenza. Grazie a un team di scienziati, si ha finalmente una risposta.
Circa 4.200 anni l’uomo comprese l’importanza del cavallo e iniziò ad addomesticarlo. A lungo dibattute, le origini dei cavalli non sono mai state chiare in quanto i ritrovamenti di ossa non sono mai riusciti a specificare se si trattasse di cavalli domestici o selvatici.
Ludovic Orlando è un archeologo molecolare dell’Universita di Tolosa in Francia che, insieme al bioarcheologo Alan Outram dell’Università di Exeter, nel Regno Unito, ha cercato di dare una risposta al quesito.
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Orlando ha pubblicato sulla rivista Nature il risultato delle ricerche effettuate, affermando che tutto il lavoro fatto negli anni precedenti era basato solo su prove indirette, come l’utilizzo di latte di cavallo da parte dell’uomo.
Negli ultimi 5 anni, invece, insieme al suo team di studiosi, Orlando ha raccolto una serie di reperti e accumulato piò di 2.000 campioni da luoghi in cui le origini dei cavalli domestici potevano essere nate.
Le zone più accreditate erano quelle dell’Iberia, dell’Anatolia, le steppe dell’Eurasia occidentale e dell’Asia centrale.
Come si è arrivati a scoprire le origini dei cavalli domestici moderni
I ricercatori del team di Orlando sono riusciti a ottenere delle sequenze complete dal genoma di un sottoinsieme di circa 270 campioni di cavalli delle zone che stavano studiando.
Grazie alla datazione al microcarbonio, essi sono riusciti a determinarne l’età e a tracciare le popolazioni di cavalli che avevano vissuto in quelle zone, prima, durante e dopo un eventuale addomesticamento.
Il risultato di questi studi è stata la scoperta che circa 4.200 anni fa nelle varie regioni dell’Eurasia vivevano molte varietà di cavalli. Differenziandoli geneticamente si è quindi identificato il lignaggio dal quale si è poi espansa la varietà che conosciamo oggi.
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I cavalli moderni condividono il DNA con quelli studiati e vivevano nelle steppe eurasiatiche occidentali, in particolare vicino ai fiumi Volga e Don. Nelle altre zone, quella specie era, invece, marginale.
Da lì si spostarono, poi, verso l’Anatolia e il basso Danubio, quindi verso l’Asia centrale, diffondendosi via via in tutta l’Eurasia. Alla fine sostituirono tutte le altre popolazioni equine locali.
I cavalli delle steppe rappresentano, dunque, la varietà che si è affermata nel processo evolutivo arrivando fino ai giorni nostri: non la trovate una curiosa realtà?