I giardini circolari vogliono aiutare i villaggi del Senegal a rendersi autosufficienti, ridurre la desertificazione e coinvolgere attivamente le popolazioni locali.
C’è un cuore verde, nel deserto del Sahara, che batte all’unisono per la propria autonomia e per salvare l’ambiente. E’ quello degli abitanti dei villaggi africani che hanno aderito a “Tolou Keur”, iniziativa portata avanti dall’Agenzia Senegalese per la Riforestazione con l’obiettivo di sviluppare la Great Green Wall: una muraglia di alberi che attraverserà l’Africa per 8mila chilometri.
Ma non solo. Legato al progetto “Tolou Keur” c’è anche un’iniziativa che vuole aiutare le popolazioni locali dei villaggi ad aumentare la sicurezza alimentare e a frenare la desertificazione in Senegal, combattendo la siccità che attanaglia queste zone.
Per questo sono nati i giardini circolari: coltivati dalle popolazioni dei villaggi locali, permettono di produrre le risorse necessarie all’autosufficienza e di impegnarsi per frenare l’avanzata del deserto.
Come funzionano i giardini circolari
Nei primi 7 mesi trascorsi dal lancio del progetto, i giardini circolari sono letteralmente fioriti sul territorio. Anche se non tutti sono riusciti a sopravvivere, spesso a causa delle condizioni impervie e ai problemi riscontrati nella loro coltivazione.
Ogni giardino permette di coltivare piante e alberi resistenti alle alte temperature, come la papaya e il mango. La forma circolare permette alle radici di crescere verso l’interno, in modo da bloccare i liquidi e i batteri ma anche di migliorare la ritenzione idrica e la concimazione.
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Il progetto è nato anche per aiutare le popolazioni rurali a reagire alla pandemia di Covid, poiché il Senegal è stato tra i primi a chiudere le frontiere e dunque a lasciare i villaggi senza la possibilità di importare o esportare prodotti (sia alimentari sia medicinali).
Per questo l’Agenzia Senegalese per la Riforestazione ha pensato a un modo per aiutare i villaggi a essere maggiormente autosufficienti. Ciò potrebbe cambiare la vita di molte persone e, inoltre, frenare per quanto possibile i tentativi di imbarcarsi ed emigrare in Europa in cerca di un futuro migliore.
Il progetto, infatti, punta sul coinvolgimento della popolazione locale proprio per far sì che gli abitanti dei villaggi possano sentirsi parte attiva dell’iniziativa. Non si tratterebbe infatti di un qualcosa di imposto dall’esterno ma nato sul territorio e condiviso da tutti coloro che lo abitano.