Una previsione, fatta nel 1972 dagli scienziati americani, potrebbe avverarsi prima del previsto: in gioco c’è la fine della civiltà per come la conosciamo oggi.
Sono sempre di più le previsioni che, azzeccate o meno, predicono la fine del mondo. Molte sono ormai note e hanno spaventato intere generazioni, senza però fortunatamente realizzarsi fino ad ora. Ce n’è una, però, che potrebbe avverarsi molto prima del previsto e portare a una vera e propria catastrofe per l’umanità.
Nel 1972, un gruppo di scienziati del Massachussets Institute of Technology ha previsto che l’industrializzazione e la globalizzazione avrebbero provocato la fine della civiltà. I ricercatori hanno collocato questa fatalità intorno alla metà del 21° secolo, ma considerata la situazione attuale del Pianeta potrebbe accadere molto prima.
Alcuni esperti si sono, infatti, recentemente allarmati per le condizioni in cui versa la Terra e in particolare la popolazione a livello globale. La ricercatrice Gaya Herrington, in particolare, ha pubblicato uno studio in cui lancia l’allarme: il collasso sociale dovrebbe avvenire in anticipo rispetto alle previsioni, precisamente intorno al 2040.
“Questo non significa che l’umanità smetterà di esistere – ha detto la scienziata – ma che la crescita economica e industriale si arresterà e poi diminuirà“. Di conseguenza, però, ci sarebbero impatti negativi sulla produzione di alimenti e sulla qualità di vita delle persone. Ecco perché.
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Il documento elaborato da Herrington è intitolato “Update to limits to growth” e riprende il report “Limits to growth” in cui era scritta la predizione del 1972. La nuova versione dei “limiti alla crescita“, appunto, sposta la data del collasso dal 2050 al 2040.
Attraverso un’analisi della situazione attuale, in particolare di elementi come la popolazione e i tassi di natalità ma anche lo sviluppo economico, Herrington è riuscita a stabilire che senza una crescita supportata dalla sostenibilità non andremo molto lontano.
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Come fare, dunque, per fermare questa situazione? Lo ha proposto la stessa scienziata nel 2020: di fronte alla crisi provocata dalla pandemia, siamo riusciti a rispondere in modo efficace riuscendo a produrre un vaccino. Allo stesso modo, dovremmo essere in grado di adeguarci a livello economico per evitare che la civiltà collassi.
In questo processo, la sostenibilità rappresenta una grande sfida: l’Economia Circolare, ma anche altre soluzioni possono sfruttare nuove idee per far sì che si eviti lo sfruttamento delle risorse e si possa arrivare a un approvvigionamento adeguato. Sta a noi, dunque, cercare il sistema migliore per non arrivare al collasso della nostra civiltà.
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