L’umanità è stata dichiarata dagli scienziati in zona rossa. Dopo decenni di appelli è arrivato il momento di correre. Ma la domanda resta: “per andare dove dobbiamo andare…abbiamo davvero capito per dove dobbiamo andare?” (cit.)
L’ultimo rapporto dell’IPCC – Intergovernmental Panel on Climate Change – presentato il 9 agosto 2021 è chiaro. Per la verità chiaro lo era già stato nel 2014 quando nel “Summary for Policymakers” in Climate Change aveva evidenziato la situazione critica in cui versa il nostro Pianeta a causa del suo modello di sviluppo, specificando anche da dove provengono le emissioni globali di gas serra per settore economico.
Tant’è che il periodo storico che stiamo attraversano proprio ora, in questo momento è stato definito quello della “Grande accelerazione“, definizione che descrive bene la corsa verso la soglia di non ritorno intrapresa dall’uomo. Un periodo che è iniziato poco prima degli anni cinquanta dello scorso secolo e che oggi ci mette in evidenza i suoi effetti ogni anno più evidenti e vicini anche nei nostri singoli territori. Effetti che se guardati alla lente della complessità globale fotografano i limiti planetari che l’umanità ha già superato.
Cosa sono i “limiti planetari“?
I limiti planetari sono i limiti quantitativi entro i quali l’umanità ha potuto e potrebbe continuare a svilupparsi mantenendo il sistema Terra in quelle condizioni di stabilità che hanno caratterizzato l’Olocene. Fotografati per la prima volta nel 2009 sulla rivista “Ecology and Society” in un articolo a firma dei 29 tra i maggiori esperti di Scienze della Terra e Scienze della Sostenibilità.
Cos’è accaduto in questi anni? Abbiamo oltrepassato quest’era di prosperità.
Siamo passati dall’era di stabilità climatica dell’Olocene ad una nuovo periodo definito Antropocene, una nuova era geologica caratterizzata per la prima volta nella storia del mondo dagli effetti che l’agire dell’uomo ha provocato con le sue attività attraverso modificazioni territoriali, strutturali climatiche tali da incidere forse irreversibilmente sui processi geologici, quindi sul mondo.
I livelli di questa “perturbazione antropogenica” superano già le soglie oltre le quali questi fenomeni possono portare ad effetti a cascata ingovernabili e devastanti per l’umanità, ed effetti diretti ed indiretti sul sistema sociale e economico oltre che sui sistemi naturali.
La febbre della Terra è sintomo di un limite già oltrepassato
Uno dei 4 limiti planetari che abbiamo abbondantemente superato riguarda proprio il cambiamento climatico che determina l’aumento delle temperature globali (gli altri sono l’integrità della biosfera, flussi biogeochimici dell’azoto, cambiamenti dell’uso del suolo).
Tornando al modo in cui aumentano le temperature sappiamo che questo è dovuto alle emissioni globali di gas serra. Ma quali sono questi gas?
Chiamiamoli per nome e capiamone la provenienza:
- biossido di carbonio, l’ormai celeberrima CO2 Emessa dalla combustione di combustibili fossili e non riassorbita a causa di deforestazione e cambiamento del suolo;
- metano, generato dalle attività agricole, dai rifiuti, dalle perdite durante estrazione e distribuzione di gas naturale (es. tecnica fracking);
- ossidi di azoto dovuti ai fertilizzanti artificiali ed anche questa alla combustione fossile;
- fluoruri dovuti all’industria, ed a molti prodotti di consumo.
Insomma anche se non dobbiamo tutti diventare piccoli chimici per comprendere fenomeni che toccano e toccheranno nel profondo sempre di più le nostre esistenze, conoscere a causa di cosa stiamo alterando il mondo e quello che era il paradiso terrestre è uno dei primi passi per comprendere quanto per cambiare questa situazione globale bisogna comprendere tutti a “cascata” dai governi ai singoli che ogni singola azione o scelta può rappresentare davvero la causa dell’effetto “farfalla” .
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Le principali FONTI del riscaldamento globale
Secondo questo grafico tratto da uno studio dell’ IPCC del 2014 e basato sul 2010 queste sono le emissioni globali di gas serra per settore economico. C’è da dire che anche se i dati appartengono al 2010 e le percentuali potrebbero essere variate il modello non cambia in quanto purtroppo in questi 10 anni non è affatto cambiato il nostro modello di sviluppo economico!
Altro punto fondamentale e troppo poco considerato è che ogni famiglia, azienda, ogni città ed ogni nazione dovrebbe farsi carico non solo delle emissioni che produce ma anche di quelle che consuma, questo significa che noi produciamo emissioni in maniera diretta producendo all’interno dei nostri confini (es. casa, azienda, nazione) ed indirettamente consumando beni prodotti altrove (ad esempio se compro una auto che arriva dal Giappone sto producendo emissioni anche in Giappone).
Ecco quindi quali sono i principali produttori di gas serra
1. La produzione di elettricità e calore
Inquinatore numero uno e maggiore produttore di gas serra è derivata dalla produzione di elettricità e calore. E’ fondamentale applicare piani di riconversione energetica sfidanti e che non sottendono più alle logiche estrattive e lineari.
2. L’industria per la produzione di beni di consumo
L’inquinatore numero due è l’industria; la produzione di beni di consumo deve prendersi le proprie responsabilità non è più possibile consumare in modo illimitato le risorse del Pianeta. In un pianeta dalle risorse limitate non possiamo continuare a consumare beni in maniera illimitata.
3. L’edilizia e l’ingordigia del consumo di suolo
Dal consumo di suolo alla trasformazione di interi territori, in ogni luogo della Terra si deve da subito contribuire alla riconversione dei suoli. Servono strategie locali e globali.
4. AFOLU (Agricolture Forestry and other Land Use)
E’ un settore che in effetti consuma meno energia ma ha una fetta di torta molto elevato nella produzione di gas serra. Anche in questo caso il nostro consumo necessità profondi cambiamenti.
5. Il trasporto ad ogni livello: dalle merci agli spostamenti delle persone.
Quando si parla di mobilità sostenibile non ci si può più limitare ad annunci che indossano un vestito green e continuare a mettere in pratica azioni che seguono modelli di fatto devastanti. Non si deve continuare ad incentivare il mezzo privato ma bisogna costruire sistemi di mobilità, considerando l’impatto degli spostamenti sui beni che consumiamo, quello delle reti marittime e stradali, ferroviarie ed aeree. Bisogna comprendere a fondo l’effettiva necessità di spostamento integrando questo tema alle opportunità dello sviluppo tecnologico. Anche i cittadini devono fare la loro parte cominciando a chiedersi quanti km ha percorso (e quindi quale impatto ha avuto sull’ambiente) quell’avocado atterrato ed acquistato in un supermercato di Roma ma coltivato e prodotto in Sud America. Nessun alibi.
La soluzione esiste e dipende da noi
Viviamo in una epoca che ci richiede un grande sforzo personale e sistemico, sempre che l’umanità decida di mettere al primo posto la salvaguardia della sua stessa specie entrata di tutto diritto, da molti punti di vista, al primo posto della “lista rossa” delle specie animali in via di estinzione. La governance politica nei prossimi anni dovrà investirsi seriamente del compito di guidare questo cambiamento definito da qualcuno non più come “transizione ecologica” ma come una radicale e urgente necessità di “conversione ecologica”.
Per capire quindi da dove bisogna partire per scongiurare l’aumento delle temperature ed il superamento dei limiti planetari dobbiamo guardarci bene dentro ed attorno ad ogni livello, personale, sociale, nazionale, e soprattutto iniziare ad agire.
Soprattutto dobbiamo smetterla pensare come se fossimo dei supereroi che salveranno il mondo. Il mondo si salverà da se, saremo noi specie umana ad essere debellata.
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L’unica cosa che possiamo fare è iniziare a salvare noi stessi come specie. Per spegnere la febbre del Pianeta dobbiamo spegnere quell’inumano egoismo dell’individualismo, non possiamo più pensare solo al nostro “orticello” perché neanche questo presto fruttificherà.
Dobbiamo tornare a spenderci per risultati comuni con visione ed a lungo termine e non più per il denaro, spenderci da subito per limitare i danni del presente, spenderci avendo per obiettivo il benessere di tutti e non più l’incremento del lusso dei pochi. Facile a parole vero? Ma quanto costa ad ognuno di noi? Ci avete mai pensato? A Te che leggi, proprio a Te, quanto costa?
Tuttavia resta questa la sola sfida del presente. Una sfida da cogliere da subito, e magari anche da prima.