Il fenomeno dello sbiancamento dei coralli è ormai fin troppo diffuso sulle barriere coralline del mondo. Tutte le ripercussioni per la salute del pianeta.
Negli ultimi anni, sono sempre di più le barriere coralline che dai toni più brillanti scemano verso il bianco. Un colore che, se per molte specie può essere un simbolo di bellezza, per questi organismi rappresenta invece la morte.
Nel 2020, in seguito agli incendi che hanno devastato l’Australia, la Grande Barriera Corallina ha subito il terzo sbiancamento in soli cinque anni. Un fenomeno che coinvolge man mano sempre più aree, infatti nel 2020 si è osservato a partire dal nord del Queensland fino ad arrivare al lato più a sud della barriera: una zona che, fino allo scorso anno, non era stata ancora toccata dallo sbiancamento dei coralli.
Secondo una ricerca condotta dal Centro di eccellenza per gli studi sulla barriera corallina della James Cook University, i coralli più colpiti da questo fenomeno sarebbero quelli vicino alla costa: su oltre 1.000 tratti di area sorvolata, oltre il 60% dei coralli che si trovavano presso il litorale erano bianchi.
La morte dei coralli
Lo sbiancamento dei coralli rappresenta non solo la morte di questa specie, ma anche la triste evidenza del fatto che i cambiamenti climatici stanno distruggendo il nostro pianeta.
I coralli, infatti, devono la loro bellissima colorazione alle alghe unicellulari zooxanthellae che in situazioni di forte stress termico vengono espulse e non possono più contribuire a dare colore alla superficie di questo organismo marino. Queste alghe sono anche responsabili della calcificazione, crescita e riproduzione dei coralli in quanto forniscono loro il 90% dell’energia necessaria per questi processi.
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Lo stress ambientale è rappresentato, per i coralli, dal forte aumento o forte diminuzione della temperatura delle acque: essi riescono infatti a vivere se la temperatura del mare è compresa tra i 20° e i 30° C, in condizioni di elevata salinità. Quando queste condizioni vengono a mancare, lo stress ambientale provoca l’espulsione della zooxanthellae e il conseguente sbiancamento che purtroppo è irreversibile. Ma a cosa è dovuto lo sbiancamento dei coralli?
I cambiamenti climatici che uccidono
Lo sbiancamento dei coralli è indissolubilmente legato ai cambiamenti climatici. L’aumento delle emissioni di gas serra in atmosfera, e di conseguenza del riscaldamento globale, ha un impatto molto potente sui mari in quanto va a modificarne la temperatura e il tasso di acidità.
Con la temperatura media globale già aumentata di oltre 1 grado centigrado rispetto al periodo pre-industriale, non è difficile comprendere come i mari abbiano modificato la propria temperatura e i coralli ne abbiano subito tutte le conseguenze sbiancandosi.
Per quanto riguarda il livello di acidità, questo sarebbe influenzato dalla maggiore concentrazione di CO2 nell’atmosfera: l’anidride carbonica si scioglie infatti nei mari, formando un acido che diminuisce il pH delle acque; i coralli rallentano la propria crescita in quanto influenzati da un minore pH, fino a sbiancare.
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Lo sbiancamento delle barriere coralline non rappresenta solo un pericolo per gli organismi che le costituiscono e le popolano, ma anche per l’uomo. Grazie alle barriere coralline, infatti, i tratti costieri sono maggiormente protetti da fenomeni estremi come tsunami ed erosione.
E’ dunque necessario, ancora una volta, riflettere sull’enorme quantità di gas serra che emettiamo ogni giorno con le nostre attività. Ma, soprattutto, agire per cercare di diminuirle e contrastare così i cambiamenti climatici, salvando il nostro pianeta e tutte le creature che lo popolano.