La crudeltà umana colpisce ancora il mondo animale. Queste creature estremamente intelligenti e nobili sono sempre nel mirino.
Il mondo purtroppo mette a rischio un numero infinito di specie, questo lo sappiamo già. Un elenco che non si ferma e che riguarda praticamente tutto il mondo.
Questo ha portato a istituire delle giornate speciali per cercare di proteggere la specie. Lo scopo principale però è anche quello di mettere in evidenza questi problemi per far prendere coscienza alle persone di cosa accade. Si pone l’obiettivo poi di abolire le pratiche sbagliatte e le cause che mettono a rischio la vita degli animali.
Proprio per questo la Commissione Balieniera Internazionale (IWC – International Whaling Commission) ha instituito nel 1986 la Giornata Mondiale Contro la Caccia alle Balene, successivamente nominata la Giornata Mondiale delle Balene e dei Delfini. Questa si tiene ogni 23 luglio.
La Commissione è l’organismo che ha il compito di badare alla conservazione di questi cetacei. Nata nel 1946, attualmente composta da 88 paesi membri in tutto il mondo. Nel tempo i suoi compiti sono cambiati per cercare di affrontare i problemi che mettono a rischio delle specie animali. Sono problemi tra gli altri di conservazione come la cattura, l’inquinamento acustico (spesso sottovalutato), i rischi di collisione con i navi e la caccia.
È stata anche redatta la Convenzione internazionale per la regolamentazione della caccia alle balene (ICRW), il documento che di fatto disciplina la caccia di queste specie a livello internazionale. La questione è stata a lungo dibattuta e sono stati trovati anche dei paesi contrari.
L’obiettivo naturalmente è quello di provare a fermare la caccia indiscriminata nei mari per mettere al riparo queste splendide specie che sono veramente a rischio estinzione.
In Giappone, precisamente nella baia di Taiji, si svolge quella che è la tradizionale caccia ai delfini. Si tratta di un rito cruento che vede luce tra settembre e marzo. Il governo di fatto autorizza la morte di oltre duemila cetacei.
Dopo aver condotto i delfini in una zona ristretta, utilizzando barche e rumorosi tubi metallici, i pescatori li circondano e li attaccano. Si tratta di una vera e propria trappola mortale dalla quale per loro sarà impossibile fuggire. I più fortunati saranno usati nei parchi acquatici, comunque fuori dal loro habitat naturale.
Nelle Isole Far Oer c’è una tradizione popolare davvero spregevole. Si tiene questo appuntamento regolamentato dalla legge in una baia delle 26 che circondano l’arcipelago.
Il sangue di balene e delfini finisce per dipingere di rosso le acque del mare in una maniera terribile. Sulle spiagge vengono raccolte, dopo la strage, centinaia di carcasse di animali che vengono poi sventrati.
“Sebbene la visione sia drammatica per gli estranei, la carne e il grasso di balena fanno parte della dieta nazionale nelle Isole Faroe. Ogni balena fornisce centinaia di chili di carne e grasso, un sostentamento che altrimenti dovrebbe essere importato dall’estero“, ha dichiarato Páll Nolsøe, il portavoce del governo delle Isole. Per questo motivo lo stato finisce per difendere questa pratica.
Ovviamente molti contraddicono questa pratica. Pare infatti che soltanto il 17% degli abitanti abbia affermato di consumare carne e grasso di balena. Come potrebbe diventare così importante fare questo massacro?
Ed è proprio alle Isole Faroe che si compie l’epilogo del film Seaspiracy in onda su Netflix, il documentario di Ali Tabrizi che ci mostra il lato oscuro della pesca. Sicuramente ci mostra immagini forti da accettare.
Cosa possiamo fare per fermare questi omicidi di massa?
Ovviamente noi possiamo fare qualcosa acquisendo maggiore consapevolezza del problema. Si possono così capire gli effetti della pesca indiscriminata e in particolare di questi grandi cetacei.
Agire singolarmente diventa importante tanto quanto farlo collettivamente. Azioni concrete possono sicuramente dare una svolta alla situazione per salvare questi splendidi animali.
Sui social della Blue Planet Society, una campagna gestita dal volontariato, arriva una protesta contro l’omicidio di più di 100.000 delfini e piccole balene cacciate e uccise ogni anno. L’organizzazione ha creato una petizione online alla quale hanno aderito ad oggi più di mezzo milione di persone.
Comprendere questa situazione e cercare di far parte di queste azioni aiuta a far progredire la creazione di leggi, per proteggere la vita di questi animali onnocenti che rischino di scomparire.
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