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Tecnologia

Deforestazione, i droni potrebbero salvare l’ambiente

La deforestazione preoccupa, ma a sorpresa potrebbe essere i droni a salvare l’ambiente. Ecco come questi potrebbero intervenire.

Drone (Foto: Adobe Stock)

Per combattere la deforestazione l’azione numero uno rimane sempre quella di piantare alberi per evitare così che il cambiamento possa mettere ko le foreste. Una causa di tutto il carbonio rilasciato dall’umanità la presenza degli alberi è sempre più indispensabile. Se pensare che o gni albero è in grado di assorbire fino a una tonnellata di carbonio nel suo ciclo vitale è facile capire quanto questi siano fondamentali. 

Se le foreste sono dei sistemi viventi che respirano e riescono a catturare delle molecole di anidride carbonica direttamente dall’ambiente, g li alberi sono di fatto tra gli ecosistemi più importanti del mondo.

E’ possibile realizzare un’azione di riforestazione su scala planetaria?

Ogni anno milioni di alberi vengono distrutti a causa dello sfruttamento delle terre e per eventi naturali. Per contrastare questo problema ci sarebbe bisogno di un rimboschimento massiccio e radicale.

La tecnologia di sicuro ci potrebbe venire incontro attraverso le tecnologie innovative come ad esempio quella dei droni.

Grazie ad un mix tra idee e tecnologia diverse startup ed aziende si sono dedicate a progettare un modo per utilizzare i droni come uno strumento per il rimboschimento.

Milioni di semi volano in modo intelligente

Droni (Foto: Adobe Stock)

 La BioCarbon Engineering è un’azienda pionieristica che usa proprio la tecnologia dei droni per regalare un sorriso all’ambiente. Il processo che viene utilizzato da questa azienda ha diverse fasi:

Prima fase: si deve prima di tutto fare un sopralluogo nell’area da rimboschire per elaborare le informazioni necessarie. Un drone con un’ala fissa sorvola l’area deforestata e crea una mappa dettagliata. Queste informazioni raccolte vengono poi passate ad un software che elabora un piano di semina della zona in base ad un percorso.

Seconda fase:  successivamente il drone viene mandato sul posto per rilasciare dei semi nell’area da rimboschire. Un drone a elica trasporta i semi in uno scomparto e poi una speciale pistola li spara sul terreno.

Trattamento dei semi: ogni seme è stato incapsulato in un baccello biodegradabile che si scompone quando c’è umidità e funziona da fertilizzante concentrato che aiuta a far crescere le piante.

Ultima fase:  è una fase di controllo. Dopo la semina il drone viene rinviato sul campo per monitorare la crescita dei semi e riporta dei dati che sono utili per il sistema.

BioCarbon Engineering , società di gestione dell’ecosistema

Fonte:  Susan Graham , CEO di  BioCarbon Engineering  e  Hello Tomorrow  Conference.

La BioCarbon Engineering  ha di fatto lanciato un servizio davvero molto interessante se si pensa che questi droni hanno la capacità di distribuire in un giorno ben 35mila semi. Inoltre con questa applicazione tecnologica si può operare in luoghi di difficile accesso per le persone e raggiungibili solo in modo innovativo.

Oltre ai semi modo si possono ad esempio distribuire anche i nutrienti necessari per riabilitare i terreni degradati colpiti da boschivi e dare alle foreste incendiate una possibilità in più di tornare a vivere.

Molte implementazioni devono ancora essere fatte per rendere efficace questa tecnica. Sono necessari infatti ulteriori test metodologici e dati per arrivare a casistiche e studi.

Ci sono infatti diversi fattori che devono essere considerati nel processo di semina. 

Ad esempio, non tutti i semi germinano allo stesso modo, alcuni sono adatti a crescere su dei terreni esposti al sole altri invece crescono solo all’ombra di alberi.

Inoltre ci due due tipi di processo attraverso i quali le specie un ambiente: la successione primaria ” (quando delle specie pioniere insieme per la prima volta l’ambiente) e la ” successione secondaria ” (la ricolonizzazione di aree abitate e successivamente distrutte come le aree incendiate o sepolte da frane, coltivazioni abbandonate, etc).

Insomma, questa tecnologia andrebbe applicata ad ecosistemi davvero molto complessi. Una grande sfida che porta a cercare soluzioni sempre più innovative.

Sebastián Colunga Gallo

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