Donna incinta con organo danneggiato? Il nascituro guarirà la mamma: ecco come

Nel feto ci sono speciali cellule in grado di aiutare la mamma a guarire persino gli organi interni, in caso di piccole lesioni. Una funzione che va oltre il periodo della gravidanza.

Il legame tra mamma e bambino è molto saldo, sin dai primissimi mesi di gravidanza. Non si tratta solamente di un affetto incondizionato, ma spesso anche di un vero e proprio “scambio” che avviene dentro l’organismo.

donna incinta
Donna incinta (foto Pixabay)

Secondo recenti studi, infatti, la placenta e il cordone ombelicale non sarebbero un canale univoco con cui la mamma manda semplicemente il nutrimento al bambino. Si tratterebbe, invece, di un veicolo attraverso il quale le cellule embrionali entrano nel sangue della mamma già a partire dalla quarta o quinta settimana di gravidanza.

In particolare, esisterebbero delle cellule chiamate “cellule progenitrici associate alla gravidanza” che dal feto vanno verso i vari organi della madre. Possono infatti arrivare sino ai polmoni, al cervello, ai reni, al midollo, al fegato e al cuore della mamma.

Lo riporta la professoressa Alessandra Graziottin, Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica dell’ospedale San Raffaele Resnati di Milano, che cita una relazione scientifica del ginecologo Mario Valerio Tartagni.

Secondo quanto riportato da Alessandra Graziottin, si tratterebbe di cellule che sopravvivono nel corpo della mamma almeno fino ai suoi 30 anni e possono tra l’altro essere trasmesse ai feti in gravidanze successive.

Cellule del feto che guariscono la mamma

mamma bambino
Mamma bambino (foto Pixabay)

Nel momento in cui arrivano all’organo della mamma, queste cellule del feto possono integrarsi persino fino ad aiutarne la riparazione. Se arrivano al cervello, possono addirittura differenziarsi e stabilire nuove connessioni con i neuroni della mamma.

Queste cellule non sarebbero in grado di riparare interi tessuti malati, ma di guarire piccole lesioni. Salvatore Mancuso, ginecologo dell’Università Cattolica, ha altresì spiegato che le cellule inviate dal feto “si specializzano” e sono rintracciabili anche dopo 30 anni perché si posizionano in vari organi formando delle “chimere” ovvero una ricombinazione di cellule madre-figlio.

Le staminali dunque, grazie alla loro capacità di trasformarsi in vari tipi di cellule specializzate attraverso la riproduzione, potrebbero essere un aiuto molto valido alla madre in caso di emergenza.

Secondo il professor Mancuso, queste cellule si troverebbero in gran numero nel grembo materno: in particolare, dopo essere state “passate” dal feto alla mamma durante la gravidanza, sono state rintracciate nel corpo materno nei punti in cui erano presenti lesioni o si erano sviluppate patologie.

Un’ottima notizia che, secondo questi studi, dimostrerebbe come il bambino sia in grado di aiutare la mamma anche prima della nascita.

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