I ritmi frenetici della realtà quotidiana e il carico di un ambiente spesso inquinato, avranno fatto esclamare anche a voi, più volte, questa frase…Già, ma quali possono essere le alternative?
Allontanarsi dallo stile di vita di questa società frenetica e individualista per tornare a ritmi naturali e più umani è il sogno, oggi, di tante persone. Un’opzione che sta prendendo sempre più piede è quella degli ecovillaggi. Se ne contanto a migliaia in tutto il mondo ed anche la presenza sul territorio italiano è sempre più numerosa.
Esperimenti ecologici e sociali, nuclei che vanno da una manciata di persone a numeri che superano il centinaio, con focus diversi ma con un ideale che li accomuna tutti.
L’obiettivo, infatti, é quello di creare un modo di vivere differente, a contatto con la natura e in comunità con altre persone che condividono gli stessi ideali e gli stessi valori.
Partiamo dalle origini. Gli ecovillaggi nascono come esperimenti negli anni ’70 da una costola delle Comuni Hippie, con l’intenzione di vivere in modo ecosostenibile (a livello ecologico, economico e socioculturale).
In pratica si tratta di un gruppo di persone che decide volontariamente di condividere un progetto che mira a ridurre al minimo la propria impronta ambientale ed ecologica, virando verso l’autosufficienza economica, energetica ed alimentare.
Si parla quindi di autocostruzione con modelli ecologici, energie rinnovabili, alimentazione naturale e stagionale, sfruttando più possibile ciò che viene prodotto dall’agricoltura naturale, autoproducendo, così, tutto ciò che è necessario.
L’autosostentamento arriva anche da corsi e workshop offerti ai visitatori esterni, con il desiderio di condivere ciò che viene messo in pratica nel progetto sia a livello ecologico, che a livello di sviluppo personale.
Se siete curiosi di approfondire il discorso ecovillaggi o magari di visitarli durante quello che normalmente viene chiamato “open-day”, esistono reti ufficiali e globali (come ad esempio il GEN – Global Ecovillage Network) sia nazionali (per l’Italia abbiamo la R.I.V.E. – Rete Italiana Villaggi Ecologici).
Per trovare inolte realtà neo-nate o che per scelta non fanno parte di questi reti, si possono consultare le mappe sul sito del progetto “Italia che Cambia” e svariati gruppi su Facebook inerenti al tema.
Le difficoltà di sopravvivenza degli ecovillaggi non sono solo di natura economica, ma riguardano soprattutto la capacità di avere un processo decisionale inclusivo. Non solo, appare complicato, delle volte, risolvere in modo profondo i conflitti personali che inevitabilmente emergono in un gruppo di persone che convive a stretto contatto.
Qui citiamo alcuni esempi italiani di Comunità che esistono da tanti anni e le loro peculiarità:
L’ecovillaggio Lumen in provincia di Piacenza nasce all’inizio degli anni ’90 con l’intento di promuovere sani stili di vita, rispetto per l’ambiente e attenzione verso lo sviluppo personale degli essere umani.
L’ecovilaggio in questione possiede una rinomata Scuola di Naturopatia e i figli dei “comunardi” usufruiscono del metodo di scuola parentale creato dall’ ecovillaggio.
La Comune di Bagnaia è uno dei progetti storici italiani. Nasce, infatti, a fine anni ’70 con l’obiettivo di sperimentare la condivisione delle risorse economiche e l’autosufficienza a livello alimentare.
Il tutto, sempre con estrema attenzione su collaborazione e consenso per quel che concerne le decisioni.
Nasce a partire dagli anni ’80 come progetto diffuso nell’Appennino pistoiese, con campo base chiamato “Avalon”.
Sicuramente una delle esperienze più spartane ed a contatto con la natura, costruendo anche dimore in materiali naturali e praticando l’agricoltura naturale.
Damanhur viene fondata nel 1975 e si trova in Piemonte. Sicuramente la più esoterica tra gli esempi citati. Essa si è sviluppata negli anni, diventando una comunità dal respiro internazionale e centro d’avanguardia sia dal punto di vista ecologico che dal punto di vista dello sviluppo umano.
Sentite la chiamata verso queste realtà o vi sembrano solo pura utopia? In un mondo sempre più al contrario, sicuramente sono piccole e dolci oasi alle quali abbeverarsi.
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