Un’altra esplosione di una petroliera, con sversamento in mare, rischia di diventare un disastro ambientale. Nell’ultimo mese, è già la terza volta che succede.
Una nave che trasportava petrolio è esplosa in mezzo al mare: per il momento sono tre i morti confermati, altri tre persone sono state ritrovate vive ma ci sono ancora quattro membri dell’equipaggio che risultano dispersi. Una tragedia non solo per l’uomo, ma anche per l’ambiente.
Vittima dell’incidente è la petroliera Trinity Spirit, adibita alla produzione e allo stoccaggio di petrolio. L’esplosione è avvenuta nel delta del Niger, al largo della Nigeria, lo scorso mercoledì. Gli uomini deceduti sono stati ritrovati sul ponte dopo sei giorni dall’incendio, che era stato spento il giorno successivo.
Come detto, però, ancora una volta quando si verificano incidenti di questo genere non è solamente l’uomo a rimetterci. Secondo quanto riferito, la nave trasportava infatti almeno 50 mila barili di greggio e si teme che possa averne sversato parte in mare.
In questo momento le autorità stanno portando avanti le indagini per stabilire la causa dell’esplosione e se, appunto, vi sia stata una fuoriuscita di petrolio. I danni e le conseguenze per l’ambiente, in questo caso, sarebbero davvero devastanti.
La Nigeria è uno dei Paesi che esportano più petrolio dall’Africa e non è la prima volta, purtroppo, che avvengono tali episodi. Ad allarmare è però la situazione dell’ultimo mese: in poco più di 20 giorni, infatti, ci sono stati ben tre incidenti potenzialmente catastrofici che hanno coinvolto petroliere.
Rischio disastro ambientale
Oltre all’ultima esplosione avvenuta in Nigeria nell’ultima settimana, altri tre episodi hanno rischiato di causare disastri ambientali senza precedenti. Il primo incidente, quello più grave, è avvenuto in Perù il 20 gennaio e coinvolge una nave italiana. Lo tsunami generato dall’esplosione del vulcano Tonga, infatti, si è abbattuto anche sulla costa di Lima dove si trova il terminale della raffineria La Pampilla.
Lì era attraccata la petroliera Mare Doricum (della società italiana Fratelli d’Amico Armatori S.p.a), che è stata colpita dall’onda anomala: i 6 mila barili di greggio che trasportava sono finiti nel mare. Questo è stato definito “il peggior disastro ecologico che sia avvenuto a Lima negli ultimi tempi” e ha provocato gravi danni a centinaia di famiglie di pescatori della zona.
Inoltre, pochi giorni fa le Mauritius sono state colpite da un violento ciclone. Al largo dell’isola Reunion si trovava una nave con a bordo undici marinai. Anche in questo caso, la tensione era altissima perché si temeva che il carico della petroliera potesse finire nel mare. Fortunatamente, la nave si è solamente arenata ma non ci sono stati danni e l’equipaggio è stato soccorso con successo.
Ancora, a fine gennaio è stato nuovamente segnalato il pericolo rappresentato dalla superpetroliera yemenita The Safer. Una nave che si trova nel Mar Rosso dal 2015, in stato di abbandono, con oltre un milione di barili di greggio a bordo. Se il contenuto dovesse finire nel mare, i danni per l’uomo e l’ambiente sarebbero davvero incalcolabili.