Le grandi estinzioni di massa sono state 5. Secondo un recente studio stiamo vivendo la sesta proprio in questo momento, ed è cominciata da decenni. Eppure ancora si scoprono nuove cose rispetto a quelle passate.
Abbiamo da poco trattato il tema della sesta estinzione di massa. Abbiamo visto che è già cominciata da diversi anni e che tutti hanno preso sottogamba i suoi segnali, sminuendo i diversi avvertimenti dati dagli scienziati.
Di fatto un alto numero di specie sono destinate a sparire entro i prossimi decenni, in particolare il 40 % degli insetti, il che rappresenterebbe una vera disgrazia. Con la diminuzione delle specie di insetti infatti le biodiversità verrebbero decimate.
Immagino che in tanti non capiscono cosa potrebbe significare l’estinzione delle zanzare, di fatti per il pianeta e per l’equilibrio della vita stessa, sarebbe un’ enorme disgrazia. Proviamo ad immaginare se sparissero le api e gli insetti impollinatori.
Non si smette mai comunque di scoprire nuove informazioni nemmeno dalle passate estinzioni. Per esempio pare che i dinosauri si siano estinti in primavera, uno dei periodi più belli dell’anno. Mentre la natura rinasceva, tutto è stato distrutto.
I dinosauri, estinguersi in primavera mentre intorno tutto rinasce
Ecco qual è stata la conclusione di un gruppo di studiosi belgi, britannici, olandesi, svedesi e francesi. Tutti capitanati da Melanie During, della Vrije Universiteit Amsterdam (VU) e della Uppsala Universitet.
Il meteorite Chicxulub, che provocò l’estinzione di massa nel Triassico-Giurassico, colpì la Terra proprio in primavera. Triste pensare che proprio mentre la natura viveva il suo momento di rinascita, un meteorite arrivato dallo spazio la stravolgeva.
Grazie alla scansione a raggi x di sincrotrone e registrazioni di isotopi di carbonio trovati nelle ossa di pesci fossili trovati a Tanis, nel North Dakota. In questo luogo infatti ci sono conservati ancora ecosistemi fossilizzati dell’epoca.
Le ossa degli storioni e dei pesci spatola che sono stati studiati dimostrano che le loro ossa non mostravano segni di alterazione geochimica. In pratica hanno una crescita stagionale come quella degli alberi.
In questo modo si è risaliti all’ultima stagione di vita dei pesci. Le analisi al carbonio dimostrano che si erano da poco alimentati di zooplancton che si trovava disponibile in primavera.