Vi ricordate quando a scuola la professoressa vi diceva “è bravo ma non si applica”? Bene, è quello che è successo all’Europa in occasione della Cop 26 di Glasgow. Scopriamo insieme cosa funziona e cosa non.
I numeri parlano chiaro. Le nazioni impegnate nel summit di Glasgow, concluso qualche giorno fa, sono ben lontane dalla sufficienza per quel che riguarda gli obiettivi climatici del 2030.
È quanto rivela lo studio Climate Action Tracker, un’analisi realizzata grazie alle sinergie delle due ONG Climate Analytics e NewClimate Institute.
Questo studio, che fa riferimento agli obiettivi presi in occasione dell’Accordo di Parigi sul clima, rivela che entro il 2100 la temperatura del globo aumenterà del 2,4% invece che del 1,5%.
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Facciamo chiarezza: cos’è l’Accordo di Parigi?
Prima di procedere con le considerazioni attuali, è doveroso sapere in cosa consistono gli accordi presi a Parigi nei confronti del surriscaldamento globale.
In occasione della Conferenza climatica di Parigi che si è tenuta nel 2015, gli Stati partecipanti si sono impegnati a redigere un piano d’azione nei confronti dell’ambiente con scadenza al 2020 e rinnovabile negli anni.
Un aspetto sicuramente positivo è il fatto che questo trattato sia giuridicamente vincolante nel quadro delle Nazioni Unite e non tenga conto delle divergenze che sussistono tra paesi industrializzati e in via di sviluppo.
In questo modo, i primi saranno promotori di idee per ridurre le emissioni di gas serra, mentre i secondi si impegneranno a generare business più orientati verso la sostenibilità.
Con queste premesse, si potrà raggiungere l’obiettivo principale, ossia di limitare ben al di sotto dei 2° Celsius l’aumento della temperatura terrestre.
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Tornando al presente, si nota che, nonostante i buoni propositi, continua ad imperare un forte egoismo da parte degli Stati industrializzati, i quali preferiscono migliorare le proprie condizioni economiche.
D’altro canto, i Paesi in via di sviluppo, non solo continuano la loro lotta per la sopravvivenza, ma tendono a voler far parte del gruppo di oligarchi che governa il mondo.
In questo scenario così confuso, la sorte di tutte le etnie presenti sul pianeta è in serio pericolo. Sembrano concetti così ripetuti, eppure le conseguenze del riscaldamento globale sono la causa di tutti gli incendi disastrosi a cui assistiamo ogni giorno, così come quelle dello scioglimento dei ghiacciai, catastrofico per l’ecosistema.
Dont’worry, be propositive: chiediamo aiuto alle generazioni future
Fortunatamente per tutti, i giovani d’oggi sono molto attenti alle tematiche dell’ambiente e sono portatori di messaggi positivi, che tutti dovremmo seguire.
Secondo un sondaggio promosso da Sorgenia, la Generazione Z crede nell’utilizzo dei trasporti pubblici come principale mezzo di trasporto. Non solo, é attenta alla raccolta differenziata e cerca di comprare il cibo da contadini e produttori diretti.
Dietro una grande nazione c’è sempre un grande popolo… dimostriamolo anche noi!
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