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Alimentazione

Ecco cosa rischia la popolazione mondiale entro il 2050

Il nuovo rapporto pubblicato dalla FAO, “Solaw 2021”, mette in allerta sui rischi per la popolazione mondiale che nel 2050 arriverà intorno ai 10 miliardi di persone.

Gli ecosistemi marini e terrestri non sono in buone condizioni. Lo stato delle risorse idriche, dei terreni e del suolo è peggiorato negli ultimi anni e, a farne le spese, saremo molto probabilmente tutti noi.

Popolazione mondo (foto: Pixabay)

Entro il 2050, la popolazione mondiale dovrebbe aggirarsi attorno ai 10 miliardi di persone. Un numero impressionante, che apre significativi interrogativi legati alla salute del nostro pianeta e di conseguenza del genere umano.

La FAO, Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, da sempre è attiva per promuovere un trattamento sostenibile dei suoli e delle acque. Il suo obiettivo è, infatti, quello di garantire cibo a sufficienza per sfamare la popolazione a livello globale.

Quest’ultima, però, é in costante crescita e i cambiamenti climatici non aiutano a fornire un adeguato approvvigionamento di cibo per tutti.

Come si legge nell’ultimo rapporto pubblicato dall’organizzazione, “Solaw 2021” (“Stato delle risorse idriche e del suolo del pianeta per l’alimentazione e l’agricoltura: sistemi a un punto di rottura”): “al giorno d’oggi gli ecosistemi terrestri, acquatici e del suolo sono soggetti a pressioni intense e molti hanno già raggiunto un livello critico di stress“.

Da qui emerge un’interessante analisi del nostro futuro che, purtroppo, non è né molto lontano né positivo dal punto di vista del fabbisogno alimentare.

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Un quadro allarmante

Campo agricolo (foto: Pixabay)

Date le premesse, è evidente che in futuro la sicurezza alimentare dipenderà dalla nostra capacità di salvaguardare le risorse terrestri, idriche e del suolo“, viene riportato nel documento.

Purtroppo, è sotto gli occhi di tutti la triste realtà che gli attuali modelli di produzione agroalimentare si sono rivelati non sostenibili e dunque è necessario muoversi al più presto per cambiarli.

Secondo il rapporto della FAO, se si continuasse in questa direzione, “l’aumento del 50% della produzione di cibo necessario a sfamare la popolazione mondiale potrebbe comportare un incremento fino al 35% del consumo di acqua per scopi agricoli”.

Questo, di conseguenza, potrebbe “causare disastri ambientali, inasprire la concorrenza per lo sfruttamento delle risorse e alimentare nuove crisi e conflitti sociali“.

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Il degrado del suolo dovuto all’attività dell’uomo interessa il 34% dei terreni agricoli, dove si produce più del 95% del nostro cibo. Inoltre, la rapida crescita dei centri urbani ha avuto un impatto enorme sulle risorse idriche e dei terreni, inquinando e invadendo terreni agricoli pregiati fondamentali per la produttività e la sicurezza alimentare.

La scarsità di acqua dolce, poi, mette a rischio anche lo sviluppo sostenibile del pianeta: vengono danneggiate ben 3,2 miliardi di persone che vivono nelle zone agricole. Un quadro piuttosto allarmante, insomma, da cui è necessario proteggersi attraverso azioni mirate.

Soluzioni immediate cercasi

Eolico (foto: Pixabay)

A fronte di quanto riportato, la FAO ha proposto alcune soluzioni che possono aiutare a fronteggiare la situazione attuale. Anzitutto, è necessario utilizzare l’innovazione tecnologica per un’agricoltura basata sulla scienza.

Inoltre, la governance dei suoli e delle risorse idriche deve essere più inclusiva e flessibile, adatta a offrire benefici alle categorie più vulnerabili alla crisi climatica. Perciò dovrà includere anche milioni di piccoli agricoltori, donne, giovani e popolazioni indigene.

Infine, per invertire la rotta e rallentare il cambiamento climatico è fondamentale l’uso sostenibile di suolo, terreni e risorse idriche. In questo modo, si otterrebbero sistemi agroalimentari resilienti in grado di soddisfare il fabbisogno di cibo e allo stesso tempo di rispettare il pianeta.

Tania Gandola

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