La verità sconvolgente sulla vita delle galline ovaiole: secondo uno studio, il 97% avrebbe le ossa rotte. Non solo negli allevamenti intensivi, ma anche in quelli biologici.
Le galline ovaiole non hanno una vita facile, soprattutto negli allevamenti intensivi. Si conoscono le condizioni drammatiche in cui questi poveri animali sono costretti: stipati in gabbie minuscole, vengono letteralmente sfruttati per produrre quante più uova possibile.
Sappiamo bene le privazioni a cui sono sottoposte all’interno dei capannoni senza finestre, dalla quasi totale mancanza di illuminazione all’enorme concentrazione di gabbie collettive ammassate su diversi ripiani.
In tale ambiente, le galline arrivano a soffrire di varie patologie. Dai disturbi del comportamento all’impoverimento di calcio nelle loro ossa, a causa dei ritmi serrati di deposizione delle uova alla mancanza di movimento, che quindi le rende più fragili. Il rischio è che arrivino a soffrire di osteoporosi, ma c’è di più.
Proprio su questo si è concentrato un recente studio, condotto in Svizzera. Attraverso radiografie, si è scoperto infatti che il 97% delle galline ovaiole analizzate (circa 150) aveva le ossa dello sterno rotte. Ricerche precedenti si erano basate solo sulle palpazioni, ma questa è più precisa ed evidenzia così un dato sconcertante.
Purtroppo, questa condizione è diffusa non solo negli allevamenti intensivi ma anche in quelli biologici. Contrariamente a quanto si possa pensare, quindi, anche in questi ultimi la vita delle galline ovaiole non è così felice.
Le ossa rotte comportano altre conseguenze negative su questi animali, come la ulteriore difficoltà di movimento e la volontà di bere più acqua dove sono presenti antidolorifici. Ma da cosa sono causate queste fratture? Anzitutto, dal numero eccessivo di uova prodotte da ogni gallina (oltre 300 all’anno): il calcio necessario a formare il guscio viene preso dalle ossa, ma se le uova sono troppe queste ovviamente ne hanno sempre di meno.
Inoltre, se sono troppo giovani potrebbe esserci il rischio che le ossa non si siano ancora completamente formate. In questo modo, successivamente vi è una probabilità maggiore di fratturarle. Secondo le analisi effettuate dallo studio svizzero, ognuna delle galline aveva almeno tre ossa rotte ma in alcuni casi se ne osservavano addirittura undici.
Purtroppo, questo studio è l’ennesima conferma del fatto che quando gli animali vengono sfruttati dall’uomo non si può parlare di benessere animale. Se nemmeno gli allevamenti biologici tutelano le galline ovaiole, come possiamo fidarci di ciò che leggiamo sulle etichette? Come facciamo a capire quando effettivamente questi animali vengono tutelati? A voi la riflessione.
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