La guerra in Ucraina sta provocando una crisi economica con ripercussioni anche su Europa e Italia. A causa della carenza di mangime, si rischia di abbattere gli animali.
Sappiamo bene che ciò che sta accadendo in Ucraina è una vera e propria crisi umanitaria, che sta mettendo a dura prova la popolazione: per quanti cittadini riescono a fuggire, tanti altri non ce l’hanno fatta. In questo momento così tragico, anche l’economia europea ne sta risentendo.
La crisi provocata dalla pandemia ha messo in ginocchio le aziende italiane, europee e di tutto il mondo che ora cercando di risollevarsi. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, però, sta provocando una nuova crisi che rischia di mettere ko le imprese.
E’ palese l’aumento del costo del gas, fenomeno già in corso da settimane se non mesi, a cui ora si è aggiunta l’impennata dei prezzi della benzina avvenuta negli ultimi giorni. Ora però si somma anche una difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, in svariati settori.
Tra questi c’è il mercato delle materie prime agricole, che hanno prezzi alle stelle e non soddisfano la richiesta: le conseguenze sono potenzialmente devastanti. L’allarme è stato lanciato nei giorni scorsi da Assalzoo (Associazione Nazionale tra i Produttori di Alimenti Zootecnici), ecco cosa si rischia.
Abbattimento animali per carenza di mangimi
La crisi evidenziata dall’associazione è quella dei prodotti legati al mangime destinato agli animali, in particolare il mais. Le parole dell’associazione sono molto chiare e non lasciano spazio ad ambiguità: in mancanza di canali di approvvigionamento alternativi, si bloccherà la produzione di mangime.
“Con conseguenze devastanti per gli allevamenti, con la necessità di abbattimento degli animali presenti nelle stalle e il crollo delle produzioni alimentari di origine animale, come carni bovine, suine e avicole, latte, burro e formaggi, uova e pesce“.
Insomma, a farne le spese come sempre saranno non solo gli uomini ma anche gli animali. In questo caso, infatti, il blocco delle esportazioni di mais nell’Europa dell’Est mette a repentaglio bovini, suini, pollame e pesci. In questo momento si registra una perdita del mais ucraino, ma anche l’Ungheria ha annunciato che non esporterà più tale prodotto. L‘Italia importa circa il 35% di mais da quest’ultimo Paese.
Assalzoo suggerisce, come alternativa, di rivolgersi al mercato americano ma evidenzia problemi di tipo logistico e qualitativo. Inoltre, l’associazione chiede che si attivino “misure urgenti per gestire l’emergenza” e che si prevedano incentivi per “favorire la coltivazione di ulteriori superfici a mais“.
Cosa comporterà quest’ultimo punto, a livello ambientale? Potrebbe verificarsi una conversione dei terreni, se gli agricoltori decidessero di puntare sul mais anziché su altri prodotti, ma anche un loro maggiore sfruttamento. Insomma, niente di buono per la Terra.