Il consumo di carne è una tra le cause della produzione dei gas serra e della deforestazione. Entrambi questi elementi contribuiscono al riscaldamento globale.
Nel 2006, un’analisi dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) ha dichiarato che la produzione di bestiame è responsabile del 18% dei gas a effetto serra.
Una ricerca posteriore, però, ha rivelato che l’allevamento del bestiame é in realtà responsabile del 51% dei gas serra. Questa cifra ha tenuto conto di tutte le emissioni indirette della produzione di carne, come la respirazione del bestiame, le emissioni di metano dalle loro escrezioni e l’uso della terra per il loro allevamento. Da allora, c’è stato un susseguirsi di pubblicazioni che utilizzano vari parametri di misurazione per confermare o smentire l’effetto della produzione di carne sull’ambiente.
Nel 2016, un libro di Frank Mitloehner, un ricercatore dell’Università della California, sostiene che l’industria dell’allevamento industriale fosse responsabile solamente del 4,2% delle emissioni di gas serra negli Stati Uniti, uno tra gli stati con i più alti consumi di carne al mondo.
Tuttavia, le critiche alle procedure applicate dall’analisi di Mitloehner non si sono fatte attendere. Nella sua pubblicazione, Mitloehner non ha considerato l’intero processo di produzione coinvolto nell’allevamento degli animali da macello, dalla deforestazione, all’alimentazione del bestiame fino alla produzione di rifiuti ambientali.
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Il dibattito su quanto effettivamente l’allevamento incida sull’ambiente e ancora aperto, ma il cambiamento climatico rimane un problema presente che non da segni di rallentamento, anzi, preoccupa ogni anno sempre di più.
I cambiamenti in atto in natura continuano a dimostrare che l’attuale modello di consumo dovrebbe essere cambiato. Non ci sono abbastanza risorse naturali per produrre tutta la carne che è attualmente richiesta.
Al di là degli studi contraddittori, abbiamo la possibilità di evidenziare gli svantaggi della produzione di carne per tutto il mondo:
Gli studi indicano che l’allevamento di bestiame è responsabile dell’utilizzo di una percentuale tra il 20% e il 30% dell’acqua potabile del mondo, un bene che manca al 40% della popolazione mondiale.
Affinché un pezzo di carne di 500 grammi raggiunga il piatto di un consumatore, sono necessari circa 9.400 litri d’acqua. Questo include dalla semina dei cereali per nutrire gli animali al confezionamento e distribuzione della carne.
Il bestiame adibito al pascolo si stima occupi il 45% della terra abitabile del mondo.
Per soddisfare la domanda, oltre 70 miliardi di animali vengono uccisi ogni anno. Questo significa che ben oltre 6 milioni di animali vengono uccisi all’ora.
Inoltre, l’industria tratta gli animali come risorse e non come esseri senzienti. A causa del sovraffollamento negli allevamenti e delle cattive condizioni di crescita molti animali si ammalano.
Per evitare perdite economiche, i produttori spesso mischiamo il cibo con farmaci e ormoni per far in modo che tutti gli animali riescano a raggiungere il peso e l’età ideale.
Secondo la FAO, della quantità totale di Terra usata per l’agricoltura, il 70% è dedicato all’alimentazione del bestiame. Il restante 30% è usato per generare cibo per gli esseri umani.
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La maggior parte del raccolto dedicato al nutrimento degli animali degrada la terra e inquina il suolo di fertilizzanti e pesticidi. Dunque, indipendentemente di quale sia la relazione all’inquinamento da gas serra, c’è preoccupazione per il terreno che è attualmente necessario per allevare e nutrire gli animali.
L’effetto degli allevamenti intensivi è la deforestazione. Il problema è abbastanza serio perché le foreste sono delegate a creare ossigeno ed ospitano una parte importante della diversità biologica del mondo. Senza di loro non saremo in grado di sopravvivere.
Gli interessi degli allevamenti intensivi del bestiame portano spesso a incendi colposi per ottenere più terra da allevamento. Questo perché il modello agroindustriale è al limite della quantità di terra che gli è legalmente permessa.
Secondo le stime dell’impronta alimentare, abbiamo attualmente bisogno delle risorse naturali di due pianeti Terra per soddisfare le richieste alimentari della popolazione.
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È quindi urgente un cambiamento radicale delle modalità in cui produciamo e consumiamo il cibo.
Utilizzare la terra disponibile per la coltivazione innanzitutto per l’uomo invece che per il bestiame, potrebbe essere una soluzione non indifferente. Ridurre la richiesta di carne potrebbe finalmente restituire vasti territori dedicati all’allevamento intensivo di animali che soffrono nuovamente all’uomo.
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