Le associazioni animaliste lo avevano descritto come “inferno sulla Terra”: finalmente ha chiuso uno degli zoo peggiori al mondo. Ma sono tante le specie ancora in pericolo.
Era uno degli zoo peggiori al mondo, dove venivano compiute indescrivibili crudeltà nei confronti degli animali reclusi. Già accusato da anni di non salvaguardare il benessere animale e anzi di provocare alle bestie atroci sofferenze, ora finalmente ha chiuso definitivamente.
Si tratta dello zoo di Phuket, in Thailandia, tristemente noto da tempo per il brutale trattamento riservato agli animali chiusi in gabbia: tigri, scimmie, elefanti, orsi, coccodrilli sono solo alcuni degli esemplari presenti. E’ stato fondato nel 1997, vicino al distretto di Muang della celebre isola thailandese che ogni anno è invasa da visitatori di tutto il mondo.
In questo zoo degli orrori, gli animali venivano anche costretti a esibirsi di fronte agli ospiti. In particolare venivano organizzati veri e propri show con scimmie in sella alla bicicletta, elefanti che pendevano a calci un pallone, coccodrilli addestrati per non mangiare l’allenatore quando gli si metteva tra le fauci.
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Molte persone, nel tempo, avevano testimoniato le atrocità di cui gli animali erano vittime. Alcuni raccontavano di animali scomparsi senza alcuna comunicazione da parte dello zoo, scimmie con catene al collo e che di notte venivano stipate in gabbie senza possibilità di movimento, un elefante morto dopo un’esibizione per via delle percosse subite dallo staff.
Ora che lo zoo è stato ufficialmente chiuso, anche a causa della mancanza di turisti nei due anni di pandemia, si pone il problema per gli animali che erano reclusi e che ora devono trovare una nuova casa.
Si tratta di esemplari che sono stati sottoposti a sofferenze quotidiane, dunque dovranno affrontare probabilmente un percorso specifico per poter essere poi reinseriti in natura. In particolare, la situazione peggiore sarebbe quella di 11 tigri e 2 orsi: l’associazione Wildlife Friends Foundation ha quindi lanciato una petizione per chiedere aiuto.
Mancano, infatti, i fondi per provvedere al trasporto e alla ricollocazione di questi animali. I volontari hanno bisogno di raccogliere abbastanza soldi per queste operazioni, dopo di che gli esemplari verranno portati in santuari o riserve.
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Fortunatamente, non tutti gli zoo sono come quello di Phuket: molti hanno programmi di conservazione oppure legati all’educazione e alla tutela delle specie animali e vegetali. Ad ogni modo, soprattutto in Asia, strutture degli orrori come quella thailandese appena chiusa sono molto diffuse: l’associazione Peta ha quindi lanciato un appello per chiedere ai turisti di non frequentarle.
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