Nasce in Italia il primo jeans biodegradabile. Per combattere l’inquinamento “invisibile” da microplastiche, un l’esempio di circolarità che stavamo aspettando.
Il jeans inquina?
Il denim, famoso tessuto simbolo dei jeans, ѐ normalmente ottenuto dal cotone. Tuttavia al tessuto viene normalmente aggiunta una fibra di elastomero per ottenere un materiale elastico e aderente al corpo.
Chiamata anche Spandex, questa fibra ѐ formata da poliuretano, un tipo di polimero particolarmente resistente, ed ѐ proprio questa fibra a rendere il jeans dannoso per l’ambiente.
Durante ogni ciclo in lavatrice dal jeans si staccano piccoli pezzi di filamenti sintetici, definiti microfibre, che finiscono inevitabilmente nei nostri fiumi e mari attraverso il sistema delle acque reflue. Questi filamenti sono invisibili all’occhio umano: misurano infatti meno di 5 micrometri, ma creano un danno visibile. E’ stato calcolato che per ogni singolo lavaggio i jeans rilasciano da 4.000 a più di 50.000 filamenti di microfibre, dieci volte maggiore di quanto rilasci una giacca in pile durante il medesimo lavaggio.
Uno studio condotto dall’Università di Toronto pubblicato nel 2020 mostra un dato allarmante: vi sono altissime concentrazioni di fibre blu da Denim nei campioni d’acqua provenienti da regioni ben più lontane dalle zone industrializzate, come l’Artico.
Percentuali di fibre di Denim sono anche state localizzate in bacini più piccoli, fluviali e lacustri. Di tutte le microfibre individuate il 23% erano provenienti dal denim in grandi laghi, 12% in laghi più piccoli e il 20% nel grande arcipelago canadese.
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Alle porte di Milano nasce una alternativa ecologica
Alberto Candiani ha creato il primo jeans composto da una fibra vegetale che va a sostituire il più inquinante elastomero.
L’idea ѐ nata per caso mentre Alberto, quarta generazione Candiani, si trovava in una salumeria del paese. Vedendo i salami appesi con una corda naturale semi-elastica, si ѐ accesa la lampadina.
La ricerca per una fibra idonea nella creazione del jeans ha voluto cinque anni. Attesa assolutamente ripagata dai risultati eccellenti. Le fibre usate sono ricavate dalla gomma naturale e sono compostabili; possono quindi essere convertite in fertilizzante.
Per rendere i clienti più partecipi a questo innovativo cambiamento, con l’acquisto dei jeans denominati COREVA, viene loro offerta una piantina di menta cresciuta proprio con il fertilizzante compostato dell’indumento stesso.
Secondo Alberto Candiani “In un mondo dove le risorse stanno diminuendo e c’è un eccesso ingestibile di capi di abbigliamento da smaltire, é un dovere di tutti guardare ad un consumo e ad una produzione sostenibili”.
Si prende dalla natura per ritornare ad essa: un esempio di produzione nell’ottica di quella circolarità alla quale dobbiamo tutti puntare.
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