Cosa si nasconde dietro la produzione in massa di latte? Cosa si cela dietro le confezioni che acquistiamo e che garantiscono una vita dignitosa agli animali dai quali quel latte si prende? Scopriamolo insieme.
Il latte nella nostra cultura è associato alla vita. Un po’ come l’acqua. È quell’alimento che non deve mancare ai bambini. Quante paturnie per le neomamme se il latte non arriva subito e in quantità.
Anche una volta più grandi i bambini continuano ad assumere il latte, il che ci rende gli unici mammiferi al mondo a farlo. In natura ogni animale, una volta svezzato, non ha più rapporto con il latte.
Di certo c’è che agli animali manca sicuramente la possibilità di procurarselo, e se mettiamo una ciotola di latte tiepido ad un gatto o ad un cane sicuramente si avvicinerà a berlo. La cosa però non è proprio del tutto naturale.
Il latte fa sicuramente bene all’organismo. È ricco di minerali e vitamine come il calcio e il fosforo in quantità più elevate che in altri alimenti. Sopratutto per le persone anziane, che devono curare il loro apparato scheletrico, il latte è consigliato.
Le mucche sono gli animali dai quali siamo più abituati ad avere il latte. Benché le immagini che ci vengono alla mente nel momento in cui si pensa a questo alimento siano di tenerezza e rassicurazione, la vita per chi lo produce è atroce.
Tutti gli animali da latte crescono all’interno di allevamenti intensivi. La loro vita tutto è, tranne che tranquilla e felice. Molte inchieste infatti hanno dimostrato che gli animali vivono in maniera davvero poco dignitosa e maltrattati.
Uno degli ultimi reportage che dimostra le condizioni precarie degli animali è stata fatta da Animal Equality che ha filmato la vita di 650 mucche in un allevamento intensivo nel Galles. Uno stato di prigionia di potrebbe dire.
Gli animali infatti vivono in condizioni igieniche precarie, picchiati senza motivo anche con delle pale in metallo, sul muso e sul ventre. Le povere mucche sono confinate in piccolissimi spazi che non permettono loro nemmeno di sdraiarsi.
Attaccate alle loro mammelle dei tiralatte che non lasciano loro la possibilità di riposare. Non possono correre, non possono andare per prati a brucare l’erba. Una vita che, in queste condizioni, non vale la pena di essere vissuta.
Se una condizione del genere fosse stata destinata ad un essere umano, probabilmente milioni di persone avrebbero manifestato il loro dissenso per le condizioni inumane. Per gli animali invece sono ancora troppo pochi ad indignarsi.
Da anni i vari gruppi animalisti richiedono la presenza di telecamere negli allevamenti intensivi e nei macelli, per garantire agli animali una vita almeno priva di maltrattamenti evitabili. Purtroppo per ora si sono avute solo promesse ma niente fatti.
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