Tra i sintomi più diffusi del Covid ci sono perdita di gusto e olfatto. In molti pazienti guariti, si tratta di una condizione persistente per lungo tempo: ecco perché.
Il Covid ha rivoluzionato le nostre vite, anche nei più piccoli gesti quotidiani. Molte persone hanno avuto il virus in maniera più forte, altre più leggera: in ogni caso, a molti sarà capitato che alcuni sintomi fossero persistenti per lungo tempo.
Dopo oltre due anni in questa situazione, iniziano a emergere alcuni studi che indagano gli effetti del Coronavirus. Quelli a breve termine, ma soprattutto quelli a lungo termine. Come riportato da Agnese Codignola nel suo libro “Il lungo Covid. La prima indagine sulle conseguenze a lungo termine del virus“, nonostante la guarigione certificata dai tamponi c’è almeno un paziente su dieci che continua a lamentare sintomi riconducibili al virus.
Una condizione che viene chiamata, appunto, “long Covid“. Una vera e propria sindrome, con oltre 200 sintomi diversi tra cui affaticamento estremo, difficoltà a concentrarsi, dolore al petto, deficit polmonari e lo sviluppo di malattie autoimmuni come il diabete. Secondo quanto riferito dalla stessa giornalista scientifica e farmacologa di formazione, inoltre, questa condizione colpirebbe in particolare chi ha avuto il virus in forma lieve.
Tra i sintomi più diffusi del Coronavirus ci sono, ormai lo sappiamo bene, la perdita di gusto e/od olfatto. Molto spesso questo sintomo persiste per mesi e mesi, nonostante la persona risulti effettivamente negativa al Covid. Altrettanto spesso, perdendo gusto e olfatto si perde anche la voglia di mangiare.
Questa condizione permanente per diversi mesi è stata indagata da alcuni studi realizzati dal Policlinico Universitario “Agostino Gemelli”, su circa 1.500 persone. A questi pazienti sono stati fatti visita completa, raccolta anamnestica dettagliata, questionari e specifiche scale analogico-visuali.
Mentre erano malate di Coronavirus, circa il 60% di queste persone ha perso l’olfatto e circa il 53% il gusto. Successivamente, una volta negativizzate, i sintomi sono rimasti rispettivamente al 29% e 27% delle persone. Le cause non sono ancora state rintracciate con certezza.
Secondo quanto riportato dalla ricerca, però, potrebbe trattarsi di alterazioni dell’epitelio olfattivo legate alle modificazioni della mucosa nasale strettamente legate all’infezione virale. Oppure di un’atrofia delle cellule epiteliali. Le conseguenze ricadrebbero poi anche sul gusto.
Come curare questi sintomi? Gli studiosi consigliano di fare lavande nasali con soluzioni fisiologiche, utilizzando poi spray che idratino e riparino l’epitelio nasale. Ma anche una riabilitazione olfattiva per “rieducare il naso” a recuperare le sue funzioni.
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