Ormai è ufficiale, insieme ai nostri piatti sarà possibile mangiare, come proteine, quelle che derivano dagli insetti. Pur non facendo parte della nostra cultura potranno fare compagnia alle nostre pietanze tipiche.
In molti storceranno il naso, io per prima non riesco ad abituarmi all’idea, ma il cibo del futuro sono gli insetti. Ebbene si, come quelli che per anni in tanti hanno cercato di debellare dal giardino o hanno buttato insieme a pacchi di farina scaduti.
L’idea che entrino a far parte della scelta di ingredienti che si potranno trovare al supermercato mi fa percorrere da un brivido di orrore lungo la schiena, ed io non soffro di etnofobia, la paura degli insetti.
Di fatto, però, dovremo tutti abituarci a queste delizie culinarie. Le novità poi sono sempre un po’ lente da metabolizzare, sopratutto quelle che prevedono un cambiamento nelle nostre abitudini più radicate, come quelle che riguardano la nostra cucina.
Sicuramente con un po’ di tempo e con l’abitudine a vederli nei vari supermercati, anche il senso di orrido che ci pervade vedendo gli insetti in busta vicino alla carne in scatola, passerà e diventerà normale.
L’Unione Europea ha accettato l’ingresso nelle nostre case di 3 tipi di insetto. Le locuste, le tarme della farine e, in ultimo, i grilli domestici, conosciuti anche come “grilli del focolare“. Un nome che richiama la casa e la famiglia.
Sono tantissimi i Paesi in cui gli insetti sono un tradizione culinaria. E la varietà è molto più vasta di quella che possiamo trovare qui in Italia. Si parla infatti anche di scarafaggi, di cicale, di larve di api e tanti altri.
Sono di fatto la sussistenza proteica a basso costo di Paesi poveri economicamente o poveri di altro tipo di proteine animali. Queste sono inoltre al pari, o superiori, rispetto a quelle che reperiamo noi dal nostro cibo abituale.
Con l’arrivo nel nostro Paese di questo tipo di alimentazione, mi viene però naturale pensare a come linee guida vigenti, già da prima ne permettessero la contaminazione nei cibi senza scomporsi più di tanto.
Non tutti infatti sanno che da anni viene reputato “normale” la presenza di frammenti di insetti nei cibi che mangiamo abitualmente. Per esempio viene accetta la presenza di 2 larve in una scatoletta di mais, o 50 frammenti di insetti nel burro di arachidi.
Sorprende che si accetti senza batter ciglio che il 10% dei grani di caffè possa essere infestato da piccoli animaletti non ben identificati. Eppure li caffè è la bevanda più consumata qui in Italia. Vogliamo parlare anche delle muffe nei silos dei cereali che diventeranno poi pasta o pane?
A ben pensarci l’introduzione di insetti che siano controllati e garantiti dovrebbe essere ben accolta visto cosa ci riservano i cibi pronti che abitualmente consumiamo senza sapere cosa nascondono al loro interno.
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