Il mare, splendido quanto severo, che da sempre ci toglie qualcosa per darci qualcos’altro, soffre oggi di una grave crisi. Vediamo di cosa si tratta
Sono molti i pericoli a cui il mare si trova esposto: l’innalzamento delle temperature, il cambio di salinità e l’accumulo incessante dei rifiuti plastici ne sono alcuni esempi.
Ma quali sono le conseguenze di questa nostra incorreggibile tendenza a deturpare ciò che la natura ci offre?
Vale la pena menzionare lo sbiancamento dei coralli o la miriade di specie animali che muoiono a causa delle plastiche rilasciate nell’oceano.
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A proposito di ciò, Greenpeace ci insegna, nel suo ultimo rapporto denominato “l’insostenibile peso della plastica” qualcosa di agghiacciante. Nello specifico, circa 7 miliardi di confezioni PET rischia di essere disperso in mare.
Lo sbiancamento dei coralli, anche detto Bleaching, è invece un fenomeno che interessa le barriere coralline del mondo.
Questi piccoli polipi stanno rischiando l’estinzione. Il loro ruolo é diventato quello di creare una barriera di carbonato di calcio che, nel corso dei secoli assume il suo caratteristico colore rosso.
Le conseguenze per l’ecosistema sarebbero devastanti a tal punto da aumentare il rischio di mareggiate distruttive a seguito di eventi meteorologici estremi.
Fare la nostra parte è possibile. Da anni, infatti, il turismo ecosostenibile si è esteso oltre i confini terrestri grazie all’esistenza dell’eco-diving.
Si tratta della possibilità di effettuare immersioni e, allo stesso tempo, contribuire alla pulizia dei fondali marini e ripopolamento dei coralli nei mari caraibici.
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A dare l’esempio ci pensa il biologo dell’Università Bicocca di Milano, Paolo Galli.
Da anni, Galli è impegnato nello studio del bleaching e porta avanti sperimentazioni per il reimpianto del corallo.
Inoltre, una vera attivista nella campagna a tutela della vita nelle acque terrestri risponde al nome di Sylvia Earle. In occasione dell’Earth Day, Sylvia ha individuato il mare come un universo misterioso da tutelare e contemporaneamente finanzia progetti per la salvaguardia degli oceani.
Al Marine Park, in Portogallo, è possibile effettuare immersioni ecologiche. Il tour comincia proponendo una piccola lezione teorica per conoscere l’importanza della vita subacquea.
Si prosegue, poi, con un’immersione guidata dov’è possibile indicare ai sub esperti se e dove si individua un rifiuto di origine plastica, il quale verrà poi raccolto.
Pinne in spalla, dunque! Il futuro del mare dipende da noi, sia che ci si trovi fuori dall’acqua che immersi fino al collo.
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