Un’azienda italiana ha ideato un sistema innovativo per assorbire la CO2 attraverso le microalghe. Il progetto di Tolo Green è arrivato fino all’Expo di Dubai.
Un’idea innovativa, tutta italiana, per permettere di rendere un evento più sostenibile dal punto di vista ambientale. Dopo la pandemia sono tornate le fiere e le tante iniziative che coinvolgono numeri importanti di visitatori, per questo è fondamentale pensare a come rendere queste occasioni di incontro più rispettose del nostro pianeta.
Si tratta, infatti, di eventi che spesso lasciano da parte l’aspetto della sostenibilità: dai tanti materiali che si trasformano in montagne di rifiuti senza possibilità di riciclo una volta finite queste manifestazioni, a tutto ciò che viene consumato nel corso dell’evento.
Un’azienda italiana, Tolo Green, ha dunque pensato a un modo per rendere la Fiera di Dubai più attenta alla natura. Sempre più spesso sentiamo parlare di eventi “carbon neutral” o “carbon free” (zero emissioni): idee come questa possono però aiutare a fare un passo avanti verso il raggiungimento dell’obiettivo.
Il sistema di produzione di microalghe utilizzato dall’azienda sarda, sia a scopo alimentare che per l’impiego in ambito agricolo, è totalmente sostenibile.
Tolo Green vuole infatti dimostrare che non si può puntare a ridurre l’impatto ambientale della produzione di energia da fonti fossili solamente utilizzando il fotovoltaico, perché ci sono anche altre soluzioni efficaci.
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Microalghe per l’ambiente
Tolo Green, infatti, ha pensato di utilizzare le microalghe per assorbire l’anidride carbonica prodotta dai visitatori durante l’evento partito il 1 ottobre. Nel Padiglione Italia, in particolare sul perimetro interno della struttura, sono state posizionate cinque vasche dove vengono coltivate tre differenti tipologie di microalghe.
Grazie alla loro azione, le microalghe consentono la biofissazione della CO2 emessa dagli ospiti dell’evento mentre respirano: in questo modo, essenzialmente, le microalghe purificano l’aria.
Questi organismi vegetali fotosintetici sono, dunque, in grado di nutrirsi di anidride carbonica, trasformandola in ossigeno. Così, il padiglione riduce la propria impronta ecologica e rappresenta un esempio virtuoso anche per le altre strutture.
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Ma non è finita qui: grazie all’utilizzo di speciali lampade fotosintetizzanti, si spinge la proliferazione delle microalghe anche in un ambiente chiuso e con poca illuminazione.
Il sistema che porta a ridurre la carbon footprint del Padiglione Italia può essere osservato sin dal principio da tutti i visitatori: nel laboratorio tecnico presente nella struttura viene spiegato infatti come vengono coltivate le alghe, ma anche tutti i rischi connessi alla circolazione di CO2 in ambienti chiusi.