Ecco cosa è successo a una squadra di scienziati in Antartide, che ha scoperto da dove proveniva la maggior parte delle microplastiche analizzate….Sconvolgente!
Spesso, cercando un problema non ci accorgiamo…di averlo creato noi. E’ quanto accaduto a una squadra di ricerca che si trovava in Antartide, qualche settimana fa, per studiare i livelli di microplastiche presenti nel mare.
Queste sostanze, infatti, sono ormai ovunque. Anche nelle aree più remote della Terra, come appunto i due Poli. Ma da dove arrivano tutte le microplastiche che riescono a raggiungere persino questi luoghi?
Con questo interrogativo, sono partiti gli studiosi dell’Università di Basilea (Svizzera) per condurre uno studio sul campo, insieme all’Alfred-Wegener Institute.
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Moltissimi animali, ogni giorno, rischiano di morire a causa delle microplastiche che ingeriscono. Ma anche gli esseri umani corrono un grande pericolo, nel momento in cui queste sostanze entrano nell’organismo.
Ad ogni modo, il team di ricerca si è recato in Antartide proprio per quantificare questa forma di inquinamento e scoprire da dove provenissero i frammenti di plastica rinvenuti nel mare. Lo studio è stato fatto all’Helmholtz Centre for Polar and Marine Research, sull’isola di Heligoland, analizzando l’acqua proveniente dal Mare di Weddell.
Risultati sconvolgenti
I risultati della ricerca sono stati davvero sconvolgenti. Anzitutto, si tratta del primo studio di questo tipo condotto in Antartide. Nel 2018 e nel 2019, due spedizioni hanno permesso di raccogliere 34 campioni di acqua di superficie e 79 di acqua più in profondità, filtrandone poi in totale circa 8 milioni di litri.
Da qui hanno scoperto la presenza di microplastiche, anche se in bassa quantità. Successivamente sono state fatte altre ricerche, ma quest’ultima risponde a una domanda di fondamentale importanza: da dove arrivano queste microplastiche?
Gli scienziati hanno quindi analizzato di che tipo di plastica si trattasse, per capirne la provenienza. E, con grande sorpresa, hanno scoperto che il 47% di queste particelle corrispondeva alla plastica che viene utilizzata sotto forma di agente collante per la vernice delle navi.
Questo, in pratica, significa che il traffico navale sarebbe una fonte significativa delle microplastiche in Antartide.
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Altre particelle di microplastiche sono state identificate come polietilene, polipropilene e poliammide. Si tratta di sostanze utilizzate per i materiali d’imballaggio e le reti da pesca.
Purtroppo, la maggior parte delle microplastiche rinvenute in questo studio appartenevano proprio alla nave utilizzata per la spedizione: parliamo dell’89% di tutte le particelle analizzate.
Dunque, questa volta lo studio ha dimostrato che le nostre azioni verso l’ambiente, per quanto possano sembrare innocenti e fatte a scopo di ricerca, in realtà provocano danni agli ecosistemi.