Ogni moda è passeggera, diceva qualcuno. Ma il settore non è mai saturo, le idee sono sempre innovative e il mondo non smette di prenderne esempio. E per il futuro?
Rintracciare una storia della moda è praticamente impossibile. Ovviamente è risaputo che, per come la intendiamo oggi, la moda è nata nell’Ottocento grazie al sarto Charles Woth: fu lui a proporre a Parigi i primi capi d’abbigliamento di “haute couture” e quindi a dare alla sua figura una connotazione di artista.
Eppure la moda, il gusto estetico e la volontà di indossare qualcosa di bello sembrano concetti che sono sempre esistiti. Potremmo quindi dire che il fashion ha un passato con radici antichissime, ma siamo in grado di delinearne in modo netto il futuro?
Se pensiamo ai più recenti avvenimenti mondiali, e ovviamente non possiamo non menzionare la pandemia, possiamo notare una certa spinta verso la sostenibilità. Una direzione che era già stata intrapresa prima dell’avvento del coronavirus, ma che ora ha rappresentato una nuova possibilità di rilancio del settore.
E che dire del fast fashion, la moda che per decenni ha riempito gli scaffali dei negozi e reso lo shopping un vero e proprio passatempo per tutti? Anche qui la tendenza sembrerebbe piuttosto netta: sono sempre di più gli esperti ma anche i comuni cittadini che si dirigono verso una moda più etica, dunque escludendo quella “veloce”.
Inoltre, stiamo notando un proliferare di applicazioni dedicate al second hand. Lo slogan è sempre più “dare una seconda vita” ai capi, combattere lo spreco e cercare di utilizzare metodi rispettosi dell’ambiente in tutta la filiera.
Pensiamo in particolare allo slow fashion, che si pone proprio in contrapposizione al fast fashion. Una tendenza che quindi vuole andare contro ciò a cui siamo abituati, con un’inversione di rotta che porti a una svolta etica e sostenibile.
E dunque rallentare, fermarsi, riflettere sono atteggiamenti che condizionano anche le nostre scelte di acquisto per quanto riguarda i capi di abbigliamento. Siamo sempre più disposti a investire per comprare qualcosa che duri nel tempo, che sia prodotto in modo eticamente accettabile e che abbia a cuore la salute del pianeta.
Ci fermiamo molto di più a leggere le etichette, a riflettere sulla quantità di vestiti che abbiamo nel nostro armadio e dunque sull’effettiva necessità di acquistare qualcosa di nuovo. Forse è solo un’illusione, forse non vale per tutti, ma intanto i segnali del cambiamento ci sono: basta solo saperli cogliere e non lasciarsi scappare le nuove opportunità che la moda ci offre.
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