Attivisti da tutto il mondo sono pronti a protestare in occasione dell’evento tedesco dedicato all’automobile, che da quest’anno si svolge a Monaco.
Il Salone dell’auto di Monaco, città che dal 2021 sostituirà Francoforte dopo ben 70 edizioni, potrebbe vedere centinaia di attivisti in protesta contro il settore dell’automobile.
Il salone è organizzato dall’Associazione dei Costruttori Tedeschi e raggruppa oltre duemila espositori da tutto il mondo. Un evento da sempre di richiamo internazionale, che quest’anno si svolgerà dal 6 al 12 settembre.
Un’occasione, anche, per tutti gli attivisti che si stanno organizzando per manifestare: obiettivo sarà sensibilizzare il pubblico sui danni provocati dalle grandi case automobilistiche, poco attente alla salute del pianeta.
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Secondo gli attivisti, che si stanno organizzando anche tramite i social network dove hanno intenzione di lanciare un hashtag dedicato alla manifestazione (#blockIAA), i produttori non starebbero facendo abbastanza per proteggere il clima.
L’hashtag #blockIAA, già in queste prime ore dall’annuncio della protesta, sta facendo parlare di sé soprattutto in Germania. Su Twitter, pagine dedicate all’ambiente e ai temi sociali stanno già utilizzando l’hashtag per invitare chiunque a prendere parte alla manifestazione.
Una lotta contro “la follia distruttiva delle auto“, come testimoniato da un portavoce del movimento Sand in the Gears intervistato da Automotive News: “Ci stiamo dirigendo senza controllo verso una catastrofe climatica. Auto sempre più grandi intasano le nostre strade, inquinando l’aria che respiriamo”.
Quanto è ecologica l’auto elettrica?
In realtà, la protesta legata alla fiera tedesca dell’auto non è nuova: già nel 2019, al Salone di Francoforte gli attivisti di Greenpeace avevano protestato contro l’impatto della produzione di veicoli, in particolare legato alle emissioni di gas serra.
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L’associazione ambientalista aveva chiesto, in quell’occasione, una maggiore attenzione e trasparenza sui livelli di inquinamento causati dal mercato dell’auto. Ancora, Greenpeace aveva evidenziato la mancanza di sufficienti investimenti nel settore per procedere verso la transizione energetica.
Queste proteste hanno trovato parziale riscontro nella proposta della Commissione Europea di non vendere più veicoli con motore termico dal 2035. Un’idea che, sebbene lontana dall’eliminare il problema dell’inquinamento prodotto dall’industria dell’automobile, può almeno aiutare a ridurre le emissioni dei veicoli in circolazione.
Molti ambientalisti contestano in parte anche l’auto elettrica, strada che ormai quasi tutte le case automobilistiche hanno scelto di percorrere attraverso la produzione di modelli elettrici o ibridi che riducano le emissioni di CO2. La questione infatti riguarda più ampiamente la scelta di un nuovo modello di sviluppo della mobilità e quindi di pianificazione di servizi e infrastrutture che incentivino le persone a scegliere di adottare soluzioni più sostenibili come prendere i mezzi pubblici per gli spostamenti locali ed anche nei lunghi tragitti oppure l’utilizzo della bicicletta, anche questa soluzione sicuramente preferibile rispetto ai veicoli alimentati a benzina o diesel.
Tanta strada, insomma, c’è ancora da fare per far sì che si possa finalmente parlare di mobilità green, senza pericolo di incorrere nell’inganno del greenwashing da parte di molti brand che si presentano come sostenibili ma effettivamente non lo sono. Sicuramente, è auspicabile una sempre maggiore attenzione all’ambiente sia da parte della politica circa i piani di sviluppo della mobilità sia dalle case automobilistiche per diminuire drasticamente l’impatto ambientale dell’industria dell’auto.