In Italia è stato realizzato il primo “orto del futuro”: un’idea innovativa che vuole aiutare i più bisognosi, puntando sulla sostenibilità. Ecco il bel progetto solidale.
Un’alimentazione più sostenibile fa bene sia alle persone sia all’ambiente. Dal modo in cui ci nutriamo dipende infatti oltre il 20% dell’impatto globale di problematiche come il cambiamento climatico, il consumo di risorse idriche e di suolo, l’impoverimento di risorse energetiche non rinnovabili.
Per questo motivo è fondamentale promuovere progetti che invitino a mangiare con un’attenzione maggiore e in un modo più sostenibile. Questo non riguarda solo la scelta degli alimenti che acquistiamo, ma anche la combinazione, l’uso e la cottura del nostro cibo.
Un’alimentazione varia è la chiave per favorire la costruzione di un futuro più sano, dove i prodotti della terra hanno un ruolo centrale così come la scelta degli alimenti con un minore impatto ambientale.
Per raggiungere questi obiettivi, a Milano nasce il primo esempio di “orto del futuro“. Un’idea, questa, che vuole mostrare che le coltivazioni sono un modo efficace per promuovere ingredienti a basso impatto, ottime per il benessere delle persone e per l’ambiente.
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Inoltre, questo progetto sostiene le famiglie più bisognose: tutti i frutti dei terreni coltivati andranno infatti donati a persone in difficoltà che vivono nella zona sud di Milano. Infatti, la cooperativa sociale agricola Agrivis, in collaborazione con il colosso del settore alimentare Knorr, sostiene il progetto dell’orto.
Attualmente, due persone con disabilità e due migranti provenienti dall’Africa Sub-Sahariana lavorano all’orto. Coloro che sono coinvolti nel progetto seguono percorsi che prevedono formazione, individuazione dei ruoli, tutoring, sostegno all’integrazione e al reinserimento.
Nell’orto si coltivano i “future 50 foods’”: alimenti che hanno un importante valore nutrizionale ma anche un basso impatto ambientale. Proprio per queste caratteristiche, questi cibi sono stati scelti scelti da Wwf Uk e dal Centro di Salute e Nutrizione pubblica dell’Università di Washington.
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Mangiando questi alimenti, si andrà quindi a spezzare la cosiddetta “monotonia dei pasti”, secondo cui il 75% dell’approvvigionamento alimentare mondiale proviene da sole 12 specie vegetali e 5 specie animali.
Un modo, quindi, per andare verso il futuro senza sfruttare per forza le tecnologie ma attraverso un percorso di riscoperta del lavoro nell’orto e della nostra ricchissima cultura gastronomica, amata in tutto il mondo.
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