Un Paese importante ha deciso di affrontare con estrema serietà la crisi climatica. Per questo motivo, ha intrapreso una decisione giusta, anche se estremamente drastica. Scopriamo subito insieme di cosa si tratta.
Parliamo di una nazione autonoma che fa parte del Regno della Danimarca. Agli inizi degli anni settanta, essa ha dato il via libera alle esplorazioni petrolifere su tutto il territorio appartenente all’isola. Una decisione dettata dalla grande voglia del Paese di volersi rendere economicamente autonomo dalla città di Copenaghen…
Affinché la ricerca del petrolio avvenisse con successo, infatti, sono state coinvolte anche grandi multinazionali come Shell, Eni, ExxonMobil e Chevron. Nonostante questo, la maggior parte delle trivellazioni non sono andate a buon fine.
Tuttavia, la convinzione di avere l’oro nero proprio sotto i piedi, arrivò dal rapporto dell’US Geological Survey che, nel 2007, pubblicò uno straordinario studio.
Di chi stiamo parlando? Ebbene, della Groenlandia. L’indagine in questione, infatti, ha evidenziato che nel sottosuolo nel nord-est della Groenlandia potrebbero esserci addirittura oltre 17.5 miliardi di barili di petrolio.
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Inoltre, le stime hanno dichiarato che ci sono più di 148 miliardi di metri cubi di gas naturale al largo dell’isola. La pubblicazione delle ricerche, che affermano la potenziale presenza di una ricchezza mineraria, e la posizione strategica del territorio groenlandese avevano addirittura creato un ulteriore contenzioso.
Infatti, l’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, voleva acquistare l’intera isola ma la Danimarca e il governo groenlandese decisero fermamente di respingere l’offerta.
Ecco in cosa consiste la decisione severa ma giusta
L’economia della Groenlandia si basa principalmente sull’industria della pesca e sulle sovvenzioni del governo danese. Per questo motivo, l’interesse per l’esplorazione del petrolio sul territorio, all’inizio aumentò anche per cercare un ulteriore sbocco economico.
Tuttavia, nel corso del tempo il prezzo dell’oro nero iniziò ad oscillare e iniziarono ad essere sempre più visibili i gravi ed irreversibili danni all’ambiente incontaminato, causati dalle trivellazioni. Tutto ciò fece così diminuire notevolmente il coinvolgimento verso quell’impresa.
Durante un’intervista, il Ministro delle risorse naturali groenlandese, Naaja Nathanielsen, dichiarò:
“Il governo ha valutato che le conseguenze ambientali dell’esplorazione e dell’estrazione del petrolio sono troppo grandi”.
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Per tutte queste ragioni, la Groenlandia ha preso la drastica decisione di non rilasciare più alcuna autorizzazione per la ricerca del petrolio all’interno del proprio territorio. Norma ampiamente voluta dall’attuale governo ambientalista e resa pubblica a Luglio 2021.
Secondo il Ministro groenlandese, la scelta di sospendere completamente le strategie volte all’estrazione del petrolio, si sono basate su attente riflessioni che hanno tenuto in considerazione sia le opportunità economiche che quelle ambientali. Inoltre, nelle dichiarazioni rilasciate ai giornalisti, ha più volte affermato:
“Il futuro non è il petrolio. Il futuro appartiene all’energia rinnovabile“.
Si tratta di una presa di posizione dettata dalla forte convinzione di voler affrontare molto seriamente le problematiche dovute alla crisi climatica. Una scelta, questa, da considerarsi di ispirazione per tutte le Nazioni che continuano a mettere al primo posto il denaro, dimenticandosi dell’enorme impatto ambientale di alcune azioni sul Pianeta.