Si chiama “Bread for future” e vuole aiutare a combattere lo spreco di acqua dolce nella produzione del pane ed evitare che vengano buttate tonnellate di prodotto.
In Italia, il pane viene consumato quotidianamente da pressoché tutte le famiglie. Si tratta di una tradizione tramandata nei secoli, una vera e propria arte che nasce dalle mani dei mastri fornai e arriva sulle nostre tavole regalandoci sapori e profumi che sanno di genuino.
Purtroppo, però, anche nella produzione del pane c’è un aspetto poco sostenibile: durante il processo vengono consumate, infatti, enormi quantità di acqua. Secondo i dati del Water Footprint Network, il pane è tra gli alimenti con impronta idrica maggiore dopo carne, pasta, uova e pochi altri: per produrre un chilo di pane sono necessari infatti ben 1.608 litri di acqua.
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La crisi idrica globale è sempre peggiore: oltre 1.2 miliardi di persone non avrebbero accesso all’acqua potabile. Per quanto concerne l’impronta idrica in Italia, oltre l’80% sarebbe legato al cibo. Questo ci fa comprendere come cambiare alcuni processi produttivi sia fondamentale per invertire la rotta e impattare di meno sull’ambiente.
Un’idea innovativa che vuole cercare di salvaguardare le risorse idriche di acqua dolce arriva da Napoli: impastare il pane utilizzando l’acqua di mare. Una proposta portata avanti dal ricercatore del Cnr-Istituto per la protezione sostenibile delle piante di Portici, Giuseppe Sorrentino, e il panettiere napoletano Rodolfo Molettieri.
Secondo quanto dichiarato dallo stesso Sorrentino a Repubblica, ogni anno “3.416 miliardi di litri di acqua dolce sono destinati al pane“. Oltre all’utilizzo di acqua di mare per produrre il pane, che aiuterà a risparmiare acqua dolce, il progetto “Bread for future” vuole privilegiare l’impiego di farine di grani antichi; questo secondo Sorrentino “evita diserbo e trattamenti fitosanitari e contribuisce alla biodiversità“.
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Ma non solo: un altro problema legato alla produzione di pane è anche l’enorme spreco di questo alimento. Come spiegato a Repubblica dal panettiere Molettieri, è necessario che tutti diventino più consapevoli per evitare di distruggere il pianeta. E questo comprende anche le soluzioni che, nel suo lavoro, può scegliere di utilizzare affinché il pane non venga gettato tra i rifiuti quando perde la sua freschezza.
“Ogni anno vengono prodotte in Italia 26.280 tonnellate di pane – spiega – di cui 4.745 buttate. Il pane con l’acqua di mare dura più a lungo, fino a 12 giorni, senza muffe”.
Per Molettieri stesso, come si evince dalle sue pagine social, la sostenibilità rappresenta un elemento fondamentale del suo lavoro. Scrive infatti: “Utilizzando acqua di mare con le tantissime varietà di farine di grani biologici contribuiamo al benessere e alla salute nostra e del Pianeta“.
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