Seaspiracy attacca l’industria della pesca. Questo ha portato a opinioni discordanti che hanno portato anche a dei contrasti.
Netflix ha lanciato l’amo, e scusateci del gioco di parole, con Seaspiracy pesca insostenibile. Il documentario sta facendo capire cosa c’è dietro al mercato del pesce e alla mancanza di rispetto verso l’ambiente marino.
Sono molti i punti che Seaspiracy ha analizzato per attaccare quello che è un settore di dubbia sostenibilità soprattutto per quanto riguarda gli allevamenti ittici. Fino ad arrivare anche all’abuso dei diritti umani.
Il regista è n giovane inglese che si chiama Ali Tabrizi e ha prodotto anche Cowspiracy un altro documentario presente su Netflix che denuncia invece l’industria zootecnica e che ha trovato l’appoggio di Leonardo DiCaprio.
Come previsto con Seaspiracy ha scatenato delle polemiche che ha creato dei dubbi anche nel pubblico più attento a queste cause.
Il film sostiene che entro il 2048 gli oceani di fatto saranno vuoti. La proiezione è stata tratta da uno studio che successivamente ha fatto slittare l’anno al 2079. I creatori di fatto hanno sostenuto che non sono scientifici nonostante abbia dimostrato che la pesca industriale ha causato dei danni non di poco conto.
Allarme contro l’inganno dei consumatori
Seaspiracy ha portato a delle lamentele come l’inganno legato alle etichette dei frutti di mare. Il regista ha cercato di organizzare poi anche una lunga intervista con Marine Stewardship Council, cioè un’organizzazione che si dedica a certificare la pesca sensibile riuscendo a concedere un marchio di qualità ecologica blu.
Viene denunciato il sigillo MSC che è in realtà marketing e non riesce assolutamente a fornire della sicurezza ai consumatori.
Viene svelato anche il fatto che Dolphin Save è di fatto una bufala. Lo fa capire Mark Palmer in un’intervista, uno dei responsabili della concessione. Conferma che la foca non ha garanzia come è stato specificato.
Palmer però poi ha sottolineato che le sue parole sono state decontestualizzate e ha sottolineato che la morte dei delfini era diminuita in realtà del 95%. Ha affermato inoltre che gli osservatori che inviano le navi molto spesso vengono corrotti.
Il regista ha sottolineato che non ha tolto praticamente nulla fuori contesto e che l’inganno esiste anche perché l’etichetta non dice tutta la verità.
I dati più scioccanti riportati da Seaspiracy
- L’industria della pesca fa morire un maggior numero di animali in un giorno di quella che è una fuoriuscita di petrolio in acque profonde.
- Il 46% di quelle che sono le isole di immondizia è costituito da reti di pesca.
- La plastica nell’oceano derivata dalle cannucce è lo 0.03% e ha più campagne di sensibilizzazioni del problema della pesca.
- Dalla pesca anche gli uccelli marini sono diminuiti del 70% negli ultimi 70 anni.
- Gli oceani sono in grado di assorbire 4 volte più CO2 della foresta pluviale dell’Amazzonia.
- Quando si parla di pesca industriale si deve sottolineare che il 40% degli animali vengono catturati casualmente e gettati morti in mare.
- La pesca ha di fatto ucciso il 90% dei grandi pesci che si trovano nel mondo.
- Il pesce d’allevamento ha delle malattie.
- Tutti i pesci contengono dei metalli pesanti che vanno a superare i benefici.
- I pesci hanno omega 3 perché consumano alghe. Queste dunque sono una fonte migliore di omega 3.
- l’allevamento di gamberetti comporta il 38% della deforestazione.