Si tratta del più grande sequestro degli ultimi 4 anni, nell’ambito dell’Operazione Siso nelle Isole Eolie.
Sea Shepherd Italia Onlus si impegna ogni giorno per la salvaguardia dei nostri mari, in particolare delle specie marine che vi abitano. Un’azione che vuole, appunto, fermare la distruzione dell’habitat marino e il massacro delle specie selvatiche.
Recentemente, l’associazione è riuscita a raggiungere un importante risultato nell’ambito di un’azione avviata nel 2018 dal gruppo: l’Operazione “Siso 4”. Nei giorni scorsi, dopo una lunga opera di tracciamento, a 9 miglia nautiche a nord di Salina l’associazione ha avvistato nel buio “criminali pronti ad uccidere Capodogli per il loro personale profitto” come riporta Sea Shepherd Italia sui suoi canali social.
Quello che le sentinelle di guardia hanno trovato è impressionante, spiegano: “un labirinto serpeggiante, lungo chilometri, di galleggianti a pelo d’acqua” e dunque una rete “infinita che sprofonda nelle acque nere, per più di 40 metri”.
Dopo un esame più attento, quella rete è risultata una spadara illegale. Si tratta ti un tipo di rete prettamente utilizzata per la cattura del pesce spada, reti molto alte e lunghe alcuni kilometri dichiarate illegali in molti paesi e purtroppo ancora oggi calate piuttosto frequentemente nel Mar Mediterraneo.
Insomma “un muro della morte” che rappresenta “il più importante sequestro di tutti gli ultimi 4 anni di operazioni SISO: 15,8 chilometri di SPADARA, un muro di rete infinito, pronto a seminare morte e sofferenza”. Grazie all’operazione, molti esemplari di capodoglio, tartaruga, delfini, tonni e squali sono stati salvati ma altrettanti sono purtroppo morti.
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Le attività illegali, come dimostrato dall’associazione, sono all’ordine del giorno nel nostro Paese. Per questo, tra le operazioni di Sea Shepherd Italia c’è appunto “Siso”: obiettivo è proteggere il delicato ecosistema delle Isole Eolie, grazie alla collaborazione con il Ministero dell’Ambiente, la Guardia Costiera, la Capitaneria di Porto di Catania e la Guardia di Finanza sezione Milazzo. In questo territorio è infatti particolarmente diffusa la pesca illegale con le reti spadare che uccidono capodogli, tartarughe, tonni, pesci spada, squali e mammiferi marini. Nonostante la loro messa al bando nel 2002, sono ancora troppe le persone che le utilizzano danneggiando inevitabilmente l’ecosistema marino.
Secondo quanto riportato dall’associazione, “ogni anno vengono calati più di 5.000 FAD illegali” (Fishing Aggregative Devices) “per un totale di 10.000 km di attrezzature illecite”. Un sistema di pesca “letale per le tartarughe Caretta Caretta e altre specie che spesso vi rimangono imprigionate durante le rotte migratorie”.
Ma che cosa sono i FAD? Si tratta di attrezzatura da pesca artigianale, illegale, che provoca per la maggior parte delle volte la morte delle specie marine che vi restano impigliate. Quando questi oggetti vengono lasciati in mare per giorni o mesi, infatti, si ricoprono di alghe e microorganismi che attirano dapprima i piccoli pesci e poi quelli di dimensioni più grandi. Questo attrezzo ha come scopo la cattura della lampuga, in Sicilia conosciuta come “capone”, pesce che percorre il Tirreno dal periodo estivo fino all’inverno.
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