Dopo la carne finta, arriva il pesce sintetico. Grazie all’accordo tra l’azienda proprietaria di Findus e la californiana BlueNalu, un nuovo piatto sulle nostre tavole.
La domanda di alimenti nutrienti e di qualità, ma anche sostenibili, è in aumento in tutto il mondo. Sono sempre di più le aziende che producono “fake meat“, un alimento che assomiglia in tutto e per tutto alla carne, ma prodotto senza ingredienti di origine animale.
L’impatto degli allevamenti intensivi di bovini e pollame è al centro del dibattito ormai da tempo, infatti le soluzioni alternative per ridurre il consumo di questo alimento sono sempre all’attenzione di ricercatori e consumatori.
Oltre alla carne, però, bisogna guardare anche qual è la ripercussione ambientale del consumo di pesce. Una tendenza da sempre diffusa in tutto il mondo, ma che ultimamente è tornata alla ribalta dopo studi e reportage che evidenziano l’impatto della pesca sul pianeta.
L’industria ittica, infatti, non è di certo immune allo sfruttamento. La pesca commerciale, come sostenuto da Global Fishing Watch, sfrutta la maggior parte degli oceani che ricoprono la superficie terrestre. Quella illegale, poi, è responsabile della cattura di un pesce su cinque in tutto il mondo.
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La pesca illegale rappresenterebbe il sesto più grande crimine globale e avrebbe un giro d’affari stimato in 23,5 miliardi di dollari all’anno. Secondo alcuni studi, nei prossimi decenni si potrebbe arrivare a un vero e proprio collasso delle specie ittiche.
Per questo motivo, sono sempre di più le aziende che stanno elaborando proposte alternative al pesce come quello sintetico: l’obiettivo è esplorare il lancio di pesce da colture cellulari in Europa, dove la domanda di prodotti ittici sani e sostenibili continua a crescere.
E’ il colosso Nomad Foods, proprietario del celebre marchio Findus Italia, ad aver firmato un accordo di collaborazione con la start-up californiana BlueNalu per esplorare il lancio di questa tipologia di pesce finto. Filetti nati e prodotti da colture cellulari, appartenenti a specie ittiche difficili da allevare oppure a specie ormai sovra sfruttate e non più sostenibili.
L’obiettivo dichiarato è quello della sostenibilità: producendolo in laboratorio, è possibile salvaguardare la disponibilità a lungo termine di pesce di qualità e a prezzi accessibili. Grazie all’utilizzo di una tecnologia innovativa, si potrà infatti ottenere un prodotto buono anche per l’ambiente.
BlueNalu, tra l’altro, si dichiara allineata con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. La strada è ancora lunga, insomma, ma i presupposti per garantire un alimento rispettoso della salute e del pianeta sono sicuramente buoni.
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