Il Pianeta Vivente sta sempre peggio: la natura sta diminuendo e la biodiversità è in pericolo, serve agire subito con le giuste decisioni affinché non sia troppo tardi per tutti noi.
L’azione dell’uomo è sempre più dannosa per il pianeta. Le conseguenze sono drammatiche per tutti gli ecosistemi: la natura non è mai stata così tanto in declino a livello globale e a subirne le conseguenze saremo tutti noi.
Questo è l’allarmante quadro che emerge dall’ultimo Living Planet Report (Pianeta Vivente), documento che viene stilato ogni due anni dal WWF per informare sullo stato di salute della biodiversità mondiale. Nel 2020, in particolare, la pandemia ha modificato molte delle nostre abitudini e scatenato riflessioni su quale strada dobbiamo prendere per il futuro.
Rispettare l’ambiente è tra le necessità che sono emerse e che tutti noi dobbiamo tenere a mente ogni giorno, anzitutto affinché la biodiversità venga tutelata ma non solo. Come detto, infatti, se non cambieremo direzione le ripercussioni saranno ben evidenti sulla salute della flora e della fauna terrestri ma anche sulla nostra.
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Il WWF, infatti, partendo dai risultati del report invita i governi, le aziende e i singoli cittadini a prendere oggi le giuste decisioni per garantirci un futuro.
L’associazione spinge affinché si possa creare da subito un New Deal per la natura e per l’uomo: obiettivi primari sono quindi fermare e invertire la perdita della natura entro il 2030, così come costruire una società carbon-neutral e nature-positive.
Pianeta Vivente: una drammatica tendenza
Il report Pianeta Vivente 2020, dunque, evidenzia qual è la situazione del nostro mondo ad oggi. In particolare, ricorda che negli ultimi 50 anni ci sono stati cambiamenti profondi che hanno portato a una perdita della natura: ad esempio la globalizzazione, la crescita della popolazione mondiale e un’urbanizzazione molto spinta.
Le azioni dell’uomo sono state spesso deleterie per il nostro pianeta, infatti hanno contribuito a un decremento medio del 68% di tutte le popolazioni monitorate di mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci dal 1970 al 2016.
I bacini di acqua dolce stanno subendo una riduzione molto drastica della loro biodiversità, ancor più degli ecosistemi di acqua salata o delle foreste. Dal 1970 ad oggi, ogni anno è andato perso il 4% delle popolazioni monitorate (in totale parliamo dell’84%) e le specie più a rischio sono quelle di grandi dimensioni (come corporatura).
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Inoltre, fino a un quinto delle specie selvatiche saranno a rischio di estinzione entro la fine del secolo a causa solamente del cambiamento climatico. Gli ecosistemi, infatti, vengono sempre più distrutti dalle nostre azioni e dalla crisi climatica (a cui noi stessi contribuiamo).
Osservate queste evidenze, possiamo però invertire la rotta. Un cambiamento che può avvenire su più livelli, partendo ad esempio dal nostro sistema alimentare moderno. Solo grazie a una presa in carico del nostro pianeta, insieme al monitoraggio continuo del suo stato di salute, potremo salvaguardare tutte le specie vegetali e animali: compresa la nostra.