Si tratta di una pianta cinese usata nella medicina tradizionale: viene coltivata da molte generazioni e nel tempo si è evoluta per nascondersi dal suo “predatore”.
Tutte le specie viventi si evolvono, nel corso dei decenni, per adattarsi alle condizioni ambientali. Piante e animali rispondono ai pericoli che si trovano nel loro habitat, ma anche ai vantaggi che rintracciano in un ecosistema, modificando le proprie caratteristiche fisiche.
In Cina c’è una pianta che è stata utilizzata da numerose generazioni (lo è ancora oggi) come cura nella medicina tradizionale. Questo essere vivente è stato in grado, e in un certo senso costretto, a modificare uno dei suoi tratti più evidenti per nascondersi dal suo più grande predatore.
Stiamo parlando della Fritillaria delavayi, un’erba perenne che produce un solo fiore ogni anno a partire dal quinto anno di età. Il suo bulbo, appunto, si sfrutta nella medicina tradizionale cinese da oltre 2.000 anni e, nel tempo, ha modificato il suo colore per adattarsi all’ambiente circostante ma non solo.
Tipicamente, infatti, le sue foglie assumono le tinte del paesaggio in cui si trovano. Questa forma di occultamento è dovuto alla pianta, la quale per rendersi meno visibile all’uomo, la coglie da secoli per i propri scopi.
Questo fatto è stato indagato in un recente studio, condotto da alcuni ricercatori dell’Istituto di botanica di Kunming della Accademia Cinese delle Scienze, e i risultati sono stati pubblicati su Current Biology.
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La Fritillaria delavayi è una pianta del tutto singolare, come detto sopra, ma anche molto intelligente. Non succede spesso, infatti, che un’erba modifichi una delle proprie caratteristiche vitali per evitare di essere preda degli esseri umani.
La rarità non sta tanto nel camuffamento, molto diffuso tra le specie arboree, quanto nel motivo di questo tipo di adattamento evoluzionistico. Solitamente, infatti, le piante si mimetizzano nell’ambiente per non essere viste dagli animali erbivori.
E’ strano, però, vedere una simile risposta ad un’azione dell’essere umano. I ricercatori cinesi hanno analizzato, quindi, varie popolazioni distinguendole in base al colore.
L’obiettivo era scoprire se ci fossero differenze nelle condizioni di vita dei differenti gruppi. Gli studiosi hanno scoperto che più le piante sono facilmente accessibili agli uomini, più il loro colore si avvicina a ciò che hanno intorno.
Questa evidenza, tra l’altro, ci pone ancora una volta di fronte ad una triste realtà: il comportamento umano ha un impatto enorme sugli ecosistemi e sugli esseri che li abitano, soprattutto negativo.
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