Il Nord Italia sta vivendo una situazione davvero critica e dagli effetti devastanti. Il fiume più importante del nostro Paese, il Po, sta scomparendo lentamente, vittima della più grave crisi idrica degli ultimi 70 anni.
Ne avevamo già parlato solo qualche giorno fa, eppure l’esigenza di razionamento dell’acqua pone l’accento su un fenomeno che non è più un’emergenza. Si sapevano da tempo, infatti, gli effetti incontrollati ed incontrastati che il riscaldamento globale avrebbe avuto sul nostro pianeta, ma sono stati sempre ignorati. Ora però è quasi giunta la resa dei conti e non è per nulla piacevole.
100 giorni senza pioggia nei mesi scorsi hanno messo in ginocchio il Nord Italia, ma soprattutto il Po un fiume ormai agonizzante da tempo. E la situazione col caldo non può che aggravarsi ulteriormente: la poca acqua rimasta sta diventando salata con conseguenze catastrofiche per l’agricoltura.
A marzo infatti il fiume più importante d’Italia contava le riserve idriche dimezzate – in pieno inverno – e pesci in agonia nelle anse. Ma non solo. Anche il comparto agricolo lamentava danni per un miliardo. Si tratta, insomma, di una situazione abbastanza grave con la siccità del Delta del Po ai minimi storici.
Il Nord Italia sta vivendo una situazione davvero critica e dagli effetti devastanti. Il fiume più importante del nostro Paese, il Po, sta scomparendo lentamente, vittima della più grave crisi idrica degli ultimi 70 anni. Ma cosa significa razionare l’acqua?
La siccità del Po non è destinata a sparire a breve: siamo, infatti, solo all’inizio dell’estate. Le ondate di calore, ormai tipiche della stagione, però potrebbe mettere – ancora più di quanto non sia già – in crisi il fiume e tutto in Nord Italia.
In Lombardia ed in Piemonte, molti comuni non vedono scendere una goccia d’acqua dal cielo da oltre 110 giorni. Proprio per far fronte alla situazione altamente anomale, le amministrazioni locali di diversi comuni hanno cercato di ovviare il problema tramite le autobotti per l’approvvigionamento di acqua. I serbatoi locali, infatti, non hanno più acqua.
Ma non solo. Utilitalia, la federazione di aziende che distribuiscono l’acqua potabile, è arrivata ad una decisione storica, chiedendo ai sindaci di 125 comuni della Lombardia e del Piemonte di razionare l’acqua corrente tramite sospensioni notturne del servizio. Ed anche in Emilia Romagna sta cominciando a delinearsi una situazione simile: nella provincia di Ferrara comincia a scarseggiare l’acqua e a circa 250mila persone l’Autorità distrettuale del Fiume Po ha già chiesto di prelevare meno acqua possibile.
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