L’aumento generalizzato di beni di prima necessità e bollette sta vessando tante famiglie italiane che faticano ad arrivare a fine mese. Ma siamo sicuri che siano necessari e giustificali i prezzi alle stelle degli ultimi mesi?
Gli effetti della pandemia prima e della guerra ora non colpiscono solo una persona, un popolo o una Nazione. Più o meno noi tutti, anche se in maniera diversa, stiamo sperimentando cosa significhi vivere in un mondo globalizzato ed estremamente interdipendente. Di per sé questo non costituisce di certo un male. Eppure, in una sorta di allargato effetto farfalla, quello che succede a Mariupol ha effetti anche a Roma.
Sappiamo già quanto la nostra forte dipendenza dal gas russo ci stia letteralmente costando più del dovuto. L’aumento generalizzato di beni di prima necessità e bollette, infatti, sta vessando tante famiglie italiane che faticano ad arrivare a fine mese. Ma siamo sicuri che siano necessari e giustificali i prezzi alle stelle degli ultimi mesi?
Solo due mesi fa il Ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani si era espresso duramente contro il rincaro della benzina. In quell’occasione, Cingolani affermò che non solo l’aumento dei prezzi alle stelle fosse esagerato, ma anche che questo fosse il frutto di una marcata speculazione sui mercati. Insomma, non sono certo le parole più pacate e diplomatiche che ci si aspetta da un ministro, tuttavia potrebbero avere un fondo di verità.
Proprio perché viviamo in un mondo interconnesso anche la vicina Svizzera si trova ad affrontare le nostre stesse problematiche. In molti infatti hanno riscontrato un aumento davvero anomalo ed ingiustificato dei prezzi che ha portato la rivista svizzera “K-Tipp” ad indagare sulla questione.
La scoperta lascia l’amaro in bocca. Ben 36 prodotti hanno subito dei rincari inammissibili e che non trovano una giustificazione nella filiera produttiva. In altre parole, né il produttore né i costi di importazione necessitano (al momento) di prezzi così alti. Insomma, vendere i prodotti di prima necessità a così caro prezzo sembra più un’intenzione che non un’urgenza.
Per rendere l’idea, il colosso tedesco Lidl ha alzato il prezzo dell’olio “Vita d’Or” di 70 centesimi, si tratta di un’impennata del 28,1% che non ha riscontro con la realtà. L’importazione dell’olio di colza è salita solo del 3,6%. Coop e Migros (catena di supermercati svizzera), invece, propongono per la pasta, un bene essenziale, un rialzo quasi triplicato del prezzo rispetto ad un anno fa, malgrado il costo di produzione non abbia subito rincari proibitivi.
Anche se in Italia non è stata ancora condotta un’indagine simile, più cerchiamo di stringere la cinghia, più paghiamo, spesso comprando o consumando molto meno rispetto a prima. Che Roberto Cingolani non abbia solo aperto, quindi, il vaso di Pandora?
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