La prima donna astronauta americana. Impossibile capire quali possano essere stati i risvolti psicologici per il peso di un primato del genere. Eppure Sally Ride ricordava con piacere quella che fu una novità per lei e per i colleghi.
Riuscire ad ambientarsi e a farsi accettare in un lavoro che è sempre stato portato avanti solo da uomini non dev’essere proprio semplice. Nemmeno per la prima donna astronauta americana. Stiamo parlando di ben 39 anni fa, ma non sembrerebbe.
È un problema che si riscontra ancora oggi. Quando una donna viene chiamata a fare lo stesso lavoro di un collega uomo, questi si sentono o in imbarazzo o scettici. Una donna deve lavorare il doppio per dimostrare le proprie capacità, come se di base non le avesse.
Eppure all’alba del 2022 la parità di genere dovrebbe essere una cosa scontata. Di fatto rimane una bella idea basata solo sulle parole. A conti fatti non esiste una totale parità in tanti rami lavorativi. Certo, qualche passo si è fatto, ma sempre troppo poco.
E così quando fu scelta Sally Ride come astronauta per la missione del 1983, i suoi colleghi della Nasa si trovarono un po’ spiazzati e non sapevano bene come comportarsi con questo nuovo membro dell’equipaggio.
La prima astronauta donna e lo strano modo di farla sentire a proprio agio
Venuta a mancare nel 2012, una delle cose che la Ride ricordava, era il dubbio dei suoi colleghi uomini sul numero di assorbenti che dovevano essere compresi nel suo kit personale. Una missione di una settimana prevedeva, secondo loro, 100 assorbenti!
Una tale abbondanza era data dal fatto che gli stessi colleghi volevano che lei si sentisse a proprio agio, che non avesse il minimo fastidio durante quei giorni che avrebbe passato lontano da casa.
Un pensiero carino se vogliamo dirla tutta. Non troppo ambientalistico, ma sicuramente carino. La Ride comunque rassicurò chi si interessava di preparare i kit, che anche metà di quegli assorbenti sarebbero bastati e avanzati.
Nella sua vita Sally non fu solo la prima astronauta donna americana. Portò infatti avanti una relazione con una sua collega per ben 27 anni, tenendola segreta. Fu quindi anche la prima astronauta LGBT della storia. Una precorritrice dei tempi.