Ecco il primo Paese europeo a promulgare una legge che combatte lo shark finning, pratica crudele che provoca la morte degli squali in tutto il mondo.
Lo shark finning, ovvero spinnamento dello squalo, consiste nella rimozione delle pinne da questi animali per poi rivenderle. Spesso l’operazione viene effettuata mentre gli squali sono ancora vivi, gettandoli nuovamente in mare una volta che la pinna è stata tagliata. Questa pratica provoca atroci sofferenze a questa specie, che in molti casi muore per soffocamento o mangiata da altri predatori non essendo più in grado di nuotare in modo autonomo.
Le pinne di squalo sono al centro di un mercato che, nonostante in molti Paesi sia considerato illegale, continua a proliferare anche attraverso la pesca abusiva. I pescherecci sfruttano dunque questa specie per ottenere ricavi enormi, conservando le pinne a bordo e scartando la carne in quanto più ingombrante da trasportare e meno redditizia. Alcuni Stati hanno reso la pratica dello spinnamento a bordo illegale, richiedendo che lo squalo venga portato a terra prima che gli venga tolta la pinna.
Il commercio delle pinne di squalo, secondo l‘Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (UICN), rappresenterebbe “una delle più gravi minacce alle popolazioni di squali in tutto il mondo“. E non serve andare troppo lontano da noi per comprendere il perché. In Cina e altri Paesi orientali, la domanda di pinne di squalo è aumentata a causa del loro consumo sempre maggiore all’interno delle zuppe ma anche del loro utilizzo come medicinale per le cure tradizionali.
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Anche in Europa, però, il commercio di pinne di squalo è altrettanto diffuso: attualmente l’Unione Europea richiede solamente che la pratica non venga effettuata a bordo, ma una volta sbarcati al porto è possibile praticarla e commercializzare questa parte dello squalo in tutto il mondo.
Di tutta l’Europa, il Regno Unito è il primo Paese a contrastare attraverso una legge lo shark finning. Il governo britannico ha infatti:
vietato non solo l’importazione e l’esportazione di pinne di squalo, ma anche la vendita di prodotti derivati da pinne di squalo.
In questo, il Regno Unito è dunque il precursore di una rivoluzione attesa in tutto il continente europeo. Anche se il Paese aveva vietato la pesca di squali nelle acque britanniche dal 2013, di fatto la pesca e il commercio abusivo sono proseguiti negli anni. Per questo motivo, ora, il governo è intervenuto con una legge specifica nell’ambito del nuovo piano d’azione per il benessere animale (Animal Sentience Bill).
In Europa, nel 2020 i cittadini insieme a numerose Ong avevano chiesto di bandire il commercio di squalo attraverso l’iniziativa Stop Finning – Stop the Trade. Anche Sea Shepherd, associazione che si occupa della tutela dei mari, aveva aderito.
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“La rapida erosione delle popolazioni di squali in tutto il globo ha gravi impatti, in quanto molti squali sono ‘predatori apice’ e giocano un ruolo attivo nel mantenimento di un ecosistema marino sano e produttivo” aveva spiegato l’organizzazione sul proprio sito web.
Aggiungendo: “In un momento in cui la comunità scientifica suona costantemente l’allarme circa la ripida erosione della biodiversità e i rischi associati al cambiamento climatico, non abbiamo scelta se non cambiare la nostra produzione e i nostri modelli di consumo. È il momento giusto per porre fine al commercio di pinne di squalo in Europa!“.
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