Sono stati fatti passi in avanti notevoli sulla prevenzione dell’infarto. Gli scienziati hanno studiato un metodo per ridurre il rischio
La scienza continua a fare passi da gigante, nonostante la pandemia mondiale che ha rallentato diversi studi negli ultimi due anni e mezzo. Come abbiamo già visto, le malattie cardiovascolari possono provocare diversi problemi alla salute dell’essere umano. Una delle principali cause che porta allo sviluppo di queste patologie è seguire un cattivo regime alimentare.
Mangiare sano aiuta ad evitare numerose malattie e diminuisce il rischio di infarto. Se le arterie non sono intasate, infatti, è minore la possibilità che quella persona venga colpita da un infarto. Adesso possiamo contare anche su un altro metodo per prevenire questo rischio. Negli Stati Uniti d’America è in corso uno studio che potrebbe ottenere grossi risultati. Ecco tutti i dettagli di questa ricerca scientifica.
La Harvard Medical School di Boston sperimenterà nei prossimi mesi l’efficienza di una proteina che dovrebbe pulire le arterie del cuore, abbassando il rischio di infarto. La proteina si chiama “apolipoproteina apoA-I” e sarebbe in grado di assorbire i lipidi, staccandoli dalla placca aterosclerotica. La sperimentazione sarà effettuata su un campione di ventimila persone con sindromi coronariche importanti, come l’infarto del miocardio.
I centri reclutati in tutto il mondo saranno 1.035 e tra questi c’è anche l’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico MultiMedica di Sesto San Giovanni, in provincia di Milano. Il centro milanese ha già accolto la sua prima paziente. L’obiettivo è quello di osservare se questo trattamento sia capace di ridurre il rischio di eventi cardiovascolari nei primi novanta giorni successivi all’infarto.
Roberto Pedretti, direttore del Dipartimento Cardiovascolare dell’Irccs MultiMedica ha evidenziato gli obiettivi di questa sperimentazione: “I pazienti infartuati sono circa 130.000 e il 20% di questi va incontro ad un altro infarto entro l’anno successivo. Questa terapia ha l’obiettivo di aggredire le placche già presenti nelle arterie. Si tratta di un approccio completamente nuovo e i primi risultati sono molto positivi”. La sperimentazione dovrebbe durare alcuni mesi, è probabile che i risultati arrivino direttamente nel 2023.
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