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Pene più severe per chi compie reati contro gli animali: la discussione

In Italia potrebbero prevedere pene più severe per chi commette reati contro gli animali. Il documento è in discussione in questi giorni al Senato: ecco cosa prevede.

I reati contro gli animali sono purtroppo ancora troppo diffusi in tutto il mondo. Non serve andare troppo lontano da casa nostra per vederlo: ci sono molti casi di violenza domestica, spesso nascosta, ma anche episodi di tratta di varie specie (pensiamo ad esempio ai cani) che da altri Paesi arrivano proprio in Italia per essere vendute.

Cane, maltrattamenti (foto Pixabay)

La legge attualmente vigente nel nostro Paese prevede pene per chi maltratta gli animali, in particolare nel Codice Penale (articolo 544-ter). Qui sono infatti menzionate le sanzioni per punirechiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche“.

In questo caso, secondo la legge italiana, l’animale è considerato non come proprietà ma come essere vivente e senziente in grado di percepire dolore. Il reato è infatti previsto anche solo se gli animali si trovano in una condizione di sofferenza, quindi non sono punite solamente le lesioni fisiche ma anche quelle psicologiche.

Tuttavia, il disegno di legge attualmente in discussione al Senato prevedrebbe nuove tutele. Queste verrebbero garantite rafforzando le disposizioni in materia di reato contro gli animali.

Reati contro gli animali

Un collare a strozzo per cani (foto Pixabay)

All’esame del Parlamento italiano è infatti anche il disegno di legge “Proteggi animali” che vuole introdurre pene più severe per i reati contro gli animali. Nei 12 articoli è compreso anche uno sforzo per impedire la tratta dei cuccioli, punendo veterinari e funzionari che la favoriscono illegalmente.

Se passasse tale documento, ad esempio, l’uccisione di un animale non verrebbe più punita con la reclusione dai 4 mesi ai 2 anni ma da 1 a 5 anni e una multa da 5 mila a 50 mila euro. E poi verrebbero compresi come delitti quello di lasciare esche avvelenate e l’uccisione o distruzione di specie protette, che per il momento è solo punita come contravvenzione.

Inoltre, per tutelare soprattutto i cani, con il “Proteggi animali” ci sarebbe il divieto di importare, cedere, detenere e utilizzare alcuni tipi di collari elettronici, elettrici, con punte a strozzo e a semi strozzo.

Insomma, questi sono solo alcuni esempi di come la legge italiana preveda già tutele ma possa essere ulteriormente arricchita per garantire la salvaguardia degli animali. E per far sì che i reati nei loro confronti, finalmente, cessino o comunque diminuiscano in modo significativo.

Tania Gandola

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